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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 177<br />

Manganaro 1988, 30, tav. VIII (con fotografia).<br />

a: "Mihi integer visus est" Mommsen, apparentemente a ragione; "sicuramente monca sul lato destro, dove<br />

la pietra fu tagliata" Manganaro. b 2: VR`, 3 omessa da Mommsen e dagli anteriori; VB Manganaro.<br />

In base alla sua lettura erronea, Mommsen, ha pensato che si tratti di un cippo di<br />

confine tardoantico, con due iscrizioni contemporanee. 93 La lettura corretta ha invalidato la<br />

sua interpretazione. Come ha proposto per primo Manganaro, a dovrebbe essere anteriore a b,<br />

per motivi paleografici; per a, la datazione verosimile sembra il I secolo a. C. o il I sec. d. C.<br />

Manganaro aveva inizialmente pensato a un miliario repubblicano, cambiando idea dopo una<br />

discussione con A. Degrassi. In effetti, cons(ol) non sarebbe un'abbreviazione plausibile in un<br />

miliario repubblicano; ci si aspetterebbe in primo luogo un nome, non la designazione. 94 La<br />

località fu forse attraversata nell'antichità dalla via tra Catania e Termini Imerese, ma non si<br />

può trattare di un miliario di età imperiale. 95 L'interpretazione di Mommsen, cons(ularis)<br />

(cioè, provinciae Siciliae) è esclusa in base alla datazione e alla mancanza del nome.<br />

Manganaro, che considerava il testo mutilo a destra, ha quindi proposto che si debba<br />

integrare un gentilizio (Consius o Considius), ma questo non pare verosimile. Quindi, il<br />

significato di CONS rimane problematico; forse il testo non fu terminato. – In un'epoca più<br />

tarda – probabilmente nel II secolo, se non nel III – il cippo fu riutilizzato per segnalare i<br />

confini del fondo di un Vibius Severus. La sua identità non è definibile con una maggiore<br />

esattezza, dato che la combinazione onomastica Vibius Severus doveva essere assai comune.<br />

Nella PIR 1 vengono segnalati due Vibii Severi nell'epoca flavia–traianea (V 401 e 402), ma non<br />

ci sono notizie sui loro collegamenti con la Sicilia. 96 – I cippi paragonabili, con la parola fines,<br />

si riferiscono spesso ai confini delle unità territoriali, ma non mancano i cippi indicanti i<br />

confini delle proprietà dei privati. 97 – Troviamo lo stesso nesso di VIB per Vibius al nr. 142 e<br />

forse anche nella perduta CIL X 7107.<br />

36. Inv. 333 (Sala VI, 141). Magazzino del cortile. Collezione Biscari.<br />

Frammento centrale di una lastra marmorea inserito in un quadro di gesso. Il frammento è stato<br />

danneggiato a causa dell'incisione nella parte media di un solco verticale, forse addirittura posteriore<br />

al Mommsen, che non lo segnala. (24) x (27,5) x tra 1,3 e 6; alt. lett. 6,3. 2: Mommsen indica un punto<br />

tra MO e MA; 3: punto triangolare prima di ST.<br />

Provenienza: probabilmente Catania. La segnalazione più antica del frammento risale a Mommsen, che<br />

lo vide nel Museo Biscari, considerandolo urbano. Sembra più verosimile la provenienza catanese,<br />

visto che si tratta di un frammento (cfr. cap. 3.4).<br />

------<br />

[---]aelio [---]<br />

[---]mo ma[---]<br />

93 "Collato Lilybitano n. [CIL X] 7232 possis conicere hic quoque fines significari ab altera parte consularis Siciliae<br />

sive Gothorum, ab altera Vandalorum". Ad es. Mazzarino era scettico nei confronti dell'interpretazione<br />

mommseniana.<br />

94 CIL I 2 2877, l'unico miliario repubblicano scoperto in Sicilia, contiene il nome del console, la parola [c]onsol, e<br />

una cifra che indica distanza; l'iscrizione è più antica della nostra.<br />

95 Sui miliari in Sicilia, vd. G. Uggeri, Kókalos 43-44 (1997-98 [2000]), 320.<br />

96 Sono da escludere C. Oppius Sabinus Iulius Nepos M'. Vibius Sollemnis Severus (PIR 2 O 123, console nell'età<br />

adrianea) e C. Vibius Gallio Claudius Severus, menzionato in AE 1951, 86 (Leptis Magna), perché la forma<br />

abbreviata dei loro nomi non sarebbe stata Vibius Severus.<br />

97 Vd. ad es. AE 1909, 131 e 1980, 808; Inscriptions latines de Narbonnaise I, Paris 1985, 47-48 nr. 11.

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