L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 291
nome della madre, Straton¤kh è l'alternativa più verosimile. – L'iscrizione è databile alla
seconda metà del II secolo, soprattutto in base al nome del padre, P. Aelius Achilleus. 232
243. Inv. 270 (Sala VI, 78). Magazzino del cortile. Collezione dei Benedettini.
Lastra marmorea inserita in un quadro di gesso. Superficie poco accuratamente levigata. 20 x 21 x tra 1
e 5; alt. lett. 1,5-3. Forme delle lettere: E, y, M, 0, P; rho con occhiello aperto e piccolo; L¯; fi tondo; v. 1:
TE apparentemente in nesso (dopo l'I, si vede la parte inferiore di un E); 2: VN in nesso; 3: linea
ondulata come segno divisorio dopo la cifra; HR forse in nesso; 5: mi corretta da ni; 7: HK in nesso.
Rubricatura moderna fuorviante.
Provenienza: Roma o Catania (o un altro centro della Sicilia orientale). Segnalata nel Museo dei
Benedettini a partire da Torremuzza e inclusa nella "seconda sezione" di Ferrara, l'iscrizione fu
collocata tra le urbane da Kaibel, con il commento "urbanae ut videtur originis". Questa soluzione è
stata adottata da Moretti e Manganaro. Si tratta di un epitaffio parzialmente metrico, e lo stile è
particolare, non conforme a un formulario specifico; lo stesso vale anche per la paleografia. Se è
urbana, l'iscrizione doveva essere arrivata verso la metà del Settecento, visto anche che viene
segnalata già da Torremuzza. È, comunque, notevole che non venga segnalata nel codice
Marucelliano A 77 (vd. p. 27). È preferibile lasciare la questione aperta.
ÉEnyãde ke›t`e
D°dalow §t«n
ke' koËrow énØr`
épe¤ratow KÊ-
5 prido¢wÜ èmer¤hw:
FrÒntvn patØr
§nvmÒtvi én°yhke.
IG XIV 1529 (Kaibel). Torremuzza 1769 1 , 170 nr. 42; 1784 2 , 181 nr. 48 (da V. M. Amico, cfr. sopra, p. 45); Ferrara
1829, 388 nr. 7. Da Torremuzza: CIG III 5702 (dal CIG: Kaibel 1878, 289 nr. 717). – Dalle IG: R. Cagnat, Inscriptiones
Graecae ad res Romanas pertinentes I, Paris 1911, 90 nr. 239; H. Gummerus, Ärtztestand im römischen Reiche nach den
Inschriften (SSF Comm. hum. litt. III 6), Helsingfors 1932, 42 nr. 143; dalla lapide IGUR 1187 (descritta da G.
Manganaro). – Cfr. Manganaro 1994, 95.
5: PRIDOI lapide. 6: EIATHR Kaibel, Manganaro.
7: La lettura certa ENVMOTVI fu emendata da Kaibel in §nomÒrvi, cioè afinomÒrvi, una
parola ben attestata negli epigrammi. Comunque, bisogna tenere in mente che anche la parola
§n≈motow "vincolato da giuramento" era in uso nell'età imperiale nella lingua dei documenti,
anche se non conosco attestazioni epigrafiche. Forse la parola è il prodotto di un'emendazione
poco appropriata da parte del lapicida. – ÉApe¤ratow KÊpridow èmer¤hw, "inesperto
dell'Afrodite mortale", cioè, "vergine". – Datazione: II secolo – prima metà del III.
244. Inv. 885 (Sala IX, 64). Magazzino superiore. Collezione Biscari.
Lastra marmorea. Superficie corrosa, retro liscio. 29 x 31 x 2,5; alt. lett. 2,0-3,0. Scrittura corsiveggiante.
G quasi caudata. 2: I montante. Punto a forma di S alla fine della r. 6; punti tondi altrove.
Provenienza: Roma o Catania (o un altro centro della Sicilia orientale?). La segnalazione più antica
dell'iscrizione, conservata nel Museo Biscari, risale a Torremuzza; Mommsen la collocò tra le urbane.
232 Comunque, è da escludere l'identificazione proposta da Cagnat con Aelius Achilleus, rationalis Augustorum nel
193 (PIR 1 A 102 = PIR 2 A 127), improbabile, vista la forma del monumento.