L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

D(is) M(anibus).
C(aio) Valerio C(ai) f(ilio)
Messeano nat(ione)
Frisao, v(ixit) a(nnis) XVIIII,
5 C(aius) Valerius Messor
pater filio faciendum
curavit.
La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 343
CIL VI 36324; CIL X 1088*, 355 (Mommsen). P. L. Galletti, Cod. Maruc. A 77 f. 163r; J. R. Iselin (Iselius) ap. J. C.
Hagenbuch, Epistolario conservato nella Biblioteca Centrale di Zurigo, a. 1748, 32 (cit. nel CIL); 261 A. Lesley, Cod.
Vat. lat. 9127 f. 12v nr. 38; 262 G. L. Oderico, Ad C. Marinium de argenteo Orcitirigis numo coniecturae, Romae 1767, 51
"ex tuis schedis [= di Marini]"; G. C. Amaduzzi, Schede di Savignano, f. 11v (cit. nel CIL); Id., Anecdota litteraria ex
mss. codicibus eruta III, Romae 1774, 471 nr. 19 "ex schedis Constantini Ruggerii"; Torremuzza 1769 1 , 155 nr. 55;
1784 2 , 164 nr. 62 (da I. Biscari, cfr. sopra, p. 45; dalle schede di Torremuzza, Donati 1765, 339 nr. 5); Ferrara 1829,
427 nr. 3.
L'iscrizione apparteneva insieme con la seguente, dedicata dallo stesso Messor. La
paleografia è molto simile nelle due epigrafi, ma in questa manca l'immagine del defunto. – Il
cognome del defunto viene registrato nell'indice di L. Vidman (1980, 293) sotto Messianus; sui
nomi con Mess-, vd. G. Barbieri, BCAR 88 (1982-83) 127. – Le testimonianze relative ai
Germani a Roma sono state raccolte da C. Ricci, Polis 5 (1993) 205-25 (questa è il nr. A 3 a p.
209); sui Frisi nell'esercito romano, vd. W. Will, BJJ 187 (1987) 29-30. – Datazione: seconda
metà del I secolo – II secolo.
345. Inv. 870 (Sala IX, 49). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.
Stele centinata di marmo mutila nell'angolo inferiore destro. In alto, l'immagine del defunto in
bassorilievo. Retro liscio. Campo epigrafico riquadrato da una cornice modanata. 70 x 40 x 3,3; alt.
lett. 3,0-3,5. Punti triangolari.
Provenienza urbana. "Exscripsi Romae, apud lapidicinum" Lesley; "Romae olim apud lapicidam in via
Suburrae" (Amaduzzi, Anecdota). – Trasportata a Catania al più tardi negli anni '40 del Settecento;
segnalata nel Museo dei Benedettini a partire da Galletti e Torremuzza.
D(is) M(anibus).
M(arco) Sennio M(arci) f(ilio)
Vero nat(ione) Agrippinensi,
v(ixit) a(nnis) XX,
5 isdem Messor
faciendum
curavit.
CIL VI 36325; CIL X 1088*, 320 (Mommsen). P. L. Galletti, Cod. Maruc. A 77 f. 163r; J. R. Iselin (Iselius) ap. J. C.
Hagenbuch, Epistolario conservato nella Biblioteca Centrale di Zurigo, a. 1748, 32 (cit. nel CIL); A. Lesley, Cod.
Vat. lat. 9127 f. 12v nr. 38; G. C. Amaduzzi, Schede di Savignano, f. 11v (cit. nel CIL); id., Anecdota litteraria ex mss.
codicibus eruta III, Romae 1774, 471 nr. 19 "ex schedis Constantini Ruggerii"; Torremuzza 1784 2 , 195 nr. 133 (da V.
261 Su Hagenbuch e il suo epistolario, vd. I. Calabi Limentani, NAC 14 (1985) 423-66; questa lettera è posteriore
alle Epistolae epigraphicae di Hagenbuch, stampata "Tiguri 1747".
262 L'autore è stato identificato da M. Buonocore (Epigraphica 47 [1985] 87-88), che data la silloge nella "metà del
1700".