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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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68 Kalle Korhonen<br />

nell'occasione della sistemazione dei materiali nel Castello Ursino. È presente in quasi tutte le<br />

epigrafi che rimanevano esposte dagli anni Trenta agli anni Novanta, con l'eccezione dei<br />

frammenti pubblicati per la prima volta da G. Libertini nel 1937 (vd. sotto). Si trattava di un<br />

vero impedimento dello studio, perché con le lapidi attaccate sulle pareti, risultava difficile lo<br />

studio fotografico con luce radente. Qui è opportuno citare Giacomo Manganaro, che descrive<br />

la raccolta così: "composta di lapidette murate sulle pareti e fatte rubricare maldestramente".<br />

273<br />

Come per commemorare la nuova sede, fu accolto nelle collezioni un gruppo di<br />

epigrafi recentemente scoperte, soprattutto in Via Androne, che sono state pubblicate da<br />

Libertini nel 1931. 274 Sette vengono ripubblicate in questa edizione (38, 65, 143, 164, 165, 180,<br />

219). Nel nuovo museo furono raccolte due ritrovamenti epigrafici importanti scoperti in<br />

questo periodo, i n.ri 1 e 227, i quali il Libertini aveva discusso in lavori separati. 275 Pochi<br />

anni dopo l'apertura del Museo Civico, nel 1937, a cura del medesimo Libertini, 276 esce il<br />

volumetto Il Castello Ursino e le raccolte artistiche comunali di Catania, in cui viene descritto<br />

l'ordinamento sala per sala. Vengono segnalate anche alcune delle epigrafi più importanti.<br />

Sembra che venga pubblicata, per la prima volta, un'iscrizione greca usata come materiale da<br />

costruzione del castello. 277<br />

1.7.4. VERSO IL NUOVO ORDINAMENTO DEL MUSEO CIVICO<br />

L'ordinamento delle epigrafi rimarrà immutato fino alla fine degli anni Novanta. In questo<br />

periodo, arrivano nelle collezioni epigrafi scoperte in Via Consoli nel 1935, pubblicate da<br />

Libertini (almeno 42, 179, 198 e 212). 278 Per di più, il Museo Civico riceve il nr. 97, scoperto "a<br />

piazza Stesicoro subito dopo l'ultima guerra" e, inoltre, i n.ri 58 e 142, provenienti dalla<br />

collezione di un antiquario catanese; tutte le epigrafi sono state pubblicate da G.<br />

Manganaro. 279<br />

La presente edizione comprende 364 iscrizioni autentiche; di queste, 54 siciliane e 6<br />

urbane mi risultano finora inedite e non segnalate da alcun autore. Un frammento locale,<br />

inoltre, era stato segnalato soltanto in un manoscritto (nr. 33). Si tratta per la maggior parte di<br />

frammenti, che talvolta hanno una certa importanza (ad es. 15, 27, 40 e 43). Sono inclusi alcuni<br />

epitaffi più o meno interi, databili dalla fine dell'età ellenistica all'epoca cristiana (4, 5, 77, 80,<br />

89, 105, 112, 114, 123, 146, 166).<br />

Durante il Novecento, sono uscite numerose pubblicazioni importanti che riguardano<br />

le epigrafi catanesi, di S. L. Agnello, A. Ferrua, G. Manganaro e altri, e qui non c'è motivo di<br />

elencarle; molte si trovano nella bibliografia di questo lavoro. Comunque, le collocazioni di<br />

Mommsen e Kaibel sono state accettate da quasi tutti gli studiosi, che hanno, quindi, lavorato<br />

273 Manganaro 1994, 86.<br />

274 ASSicOr 27 (1931) 39-53 (= Libertini 1931a), alcune delle quali escono anche nelle NSA 1931, 367-72.<br />

275 AEph 1937, 721-26; AAT 64 (1929) 185-95.<br />

276 Il Castello Ursino e le raccolte artistiche comunali di Catania, Catania 1937.<br />

277 Libertini 1937, 44: "nella parete di levante si può osservare, usato come materiale da costruzione, un<br />

frammento di epigrafe greca con l'iscrizione APOLL".<br />

278 NSA 1937, 77-78.<br />

279 Manganaro 1989, 170-71.

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