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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 263<br />

mente I. Biscari). Libertini, che non conosceva questa testimonianza, la pubblicava tra le iscrizioni di<br />

origine incerta del Museo Biscari. Visto che era arrivata nel Museo Biscari già nel 1766 o prima, e il<br />

riferimento a Catania a r. 4, è più verosimile la provenienza dall'area di Catania che da un'altra<br />

località della Sicilia orientale.<br />

------<br />

[---]ZIEIADSIILIII[---]<br />

[---]ET(---) M ÍiÒw, ÉIsid≈ra +[---]<br />

[--- kat]e`t°yei d¢ ka‹ ÉIsidv[r- ---]<br />

[---]U`T'H' (?) T(---) Katan(---) P'O'ZHL [---]<br />

------<br />

F. Tardìa, Cod. Bibl. Comunale Palermo Qq C 17 a, f. 136r; Libertini 1930, 318 nr. 10.<br />

3: Lege kat]e`t°yh. 4: Anche KTH è possibile; forse t(«n) Katan(a¤vn)?<br />

Nel testo si nomina un'Isidora, forse due volte (ma non sappiamo se il personaggio<br />

segnalato a r. 3 è lo stesso, potrebbe anche essere un uomo). È sicura la menzione di Catania a<br />

r. 4, ma non si può dire altro. – Come Libertini, anche io daterei l'iscrizione all'epoca bizantina<br />

(VI-IX sec.), ma prima della conquista araba; non ho trovato buoni paralleli paleografici tra il<br />

materiale catanese.<br />

192. Inv. 310 (Sala VI, 118). Magazzino del cortile. Collezione Biscari.<br />

Lastra marmorea mutila a sinistra e a destra, inserita in un quadro di gesso. 19,5 x (13) x tra 1 e 5; alt.<br />

lett. 3-1,8. Forme delle lettere: alfa con la traversa spezzata e con braccio in alto; delta corsivo; ∈, %, v.<br />

In basso a destra, una palma (non un candeliere a sette bracci).<br />

Provenienza: probabilmente Catania. L'iscrizione, pubblicata da Libertini tra il materiale di origine<br />

incerta del Museo Biscari, è stata posta in relazione con l'altra al nr. 364 da Noy, che ha considerato<br />

ambedue catanesi (di fatto, l'epigrafe nr. 364 è probabilmente urbana). Nel caso presente, comunque,<br />

trattandosi di un frammento poco significativo, sembra preferibile la provenienza catanese (cfr. cap.<br />

3.4).<br />

[---? Pr]›ska [---?]<br />

[z]hsen [---?]<br />

[t]h d°k[a---]<br />

[§n Xri]s`t“.<br />

Libertini 1930, 318 nr. 8; Ferrua 1938, 72 nr. 3 (da cui H. Solin, ANRW II 29 (1983) 746 nr. 3); Lifshitz 1975, 51-52 nr.<br />

650b; D. Noy, JIWE I (1993) 147 (dalla descrizione e dalla fotografia di Ferrua); Simonsohn 1997, 2-3 nr. 4 (testo da<br />

Noy); id. 1999, 519 nr. 4. – Cfr. Colafemmina 1983, 207; Korhonen 2001, 93-94.<br />

1-3: ]iw ka[ / ]hw §n[ / ]hde k[ Libertini, Ferrua, Noy (con l'aggiunta nella r. 3: "could also be interpreted as ]h<br />

d°k[a); 4: tv Libertini, §t«(n) Ferrua, Noy; l'integrazione è mia. – 1: Il supplemento del nome è certo. 4: Il S è poco<br />

sicuro (le tracce prima del T non fanno necessariamente parte di una lettera); dato che non c'è molto spazio, si<br />

potrebbe pensare anche all'abbreviazione §n Xr(is)t“, come nell'epigrafe siracusana RQA 10 (1896) 38 nr. 67 (cfr.<br />

Ferrua 1989, 40 nr. 140).<br />

Per il disegno alla fine, interpretato come un candelabro, l'iscrizione è stata finora collocata<br />

tra le giudaiche. Comunque, si tratta molto probabilmente di una semplice palma. 202 Per<br />

di più, l'integrazione della fine qui proposta esclude il carattere giudaico dell'epitaffio. Il<br />

nesso §n Xrist“ è attestato a Catania in formulari di altri tipi, scritto per intero (Orsi 1918, 63<br />

202 Ho notato questo soltanto dopo che il mio articolo (Korhonen 2001) era andato in stampa.

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