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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 315<br />

1: Omessa dagli editori anteriori.<br />

Datazione: seconda metà del I secolo – II secolo.<br />

286. Senza nr. inv. (Sala IX). Magazzino superiore. Collezione Biscari (dove nr. inv. 985).<br />

Cinerario marmoreo senza coperchio. Sulla fronte, agli angoli superiori, due protomi di ariete, da cui<br />

pende una ghirlanda; agli angoli inferiori, maschere teatrali. Sui lati, palmette in bassorilievo. Retro e<br />

fondo levigati. Campo epigrafico ribassato e riquadrato da una cornice modanata complessa. 21,5 x<br />

29 x 23; campo epigrafico 10 x 11; alt. lett. 0,8-2,0. 1: foglia di edera; punti tondi altrove.<br />

Provenienza probabilmente urbana. La segnalazione più antica risale a Ferrara. Secondo lui,<br />

l'iscrizione, "pure di Catania, è sopra picciola urna senza coperchio e superbamente scolpita". La sua<br />

indicazione sull'origine deve essere erronea, come ha visto già Mommsen, che collocò l'iscrizione tra<br />

le urbane. Esiste, in effetti, un epitaffio certamente urbano CIL VI 17641, 252 dedicato a un Sex.<br />

Fabricius Latiaris, morto in età di 35 anni; è con grande verosimiglianza identico a Latiaris filius<br />

menzionato qui. L'urna fu trasportata a Catania probabilmente nel Settecento, nella fase della<br />

formazione della collezione Biscari.<br />

D(is) M(anibus) s(acrum).<br />

Sex(to) Fabric(io)<br />

Felici Latiaris<br />

filius<br />

5 patri optimo.<br />

CIL VI 17640; CIL X 1088*, 139 (Mommsen). Ferrara 1829, 364 nr. 3. – Libertini 1930, 73 nr. 150, tav. XL; Sinn 1987,<br />

150 nr. 231. – Cfr. H. Solin, QUCC 18 (1974) 116.<br />

Il prenome e il gentilizio del figlio sono stati omessi per motivi di spazio. L'epitaffio del<br />

figlio, CIL VI 17641, fu dedicato dalla madre Fabricia Eutychia. Quindi, ella sopravvisse al<br />

marito e al figlio. – L'urna è stata datata da Sinn all'età flavia in base alla decorazione;<br />

l'iscrizione potrebbe essere anche della prima metà del II secolo.<br />

287. Inv. 637 (Sala VII, 281). Magazzino superiore. Collezione Biscari.<br />

Lastra marmorea. Retro liscio. Campo epigrafico riquadrato da un solco. 20,5 x 24 x 3; alt. lett. 1,1-1,9.<br />

Le lettere VS della r. 1 sono state incise più piccole fuori dal margine una sopra l'altra; anche l'E finale<br />

nella r. 3 è fuori dal campo epigrafico. Punti triangolari.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Venuti (Cod. Vat.): "apparteneva al P.<br />

Scammac(c)a, che l'Anno 1748 mandò in Sicilia p(er) aricchire un Museo" (cfr. cap. 1.3.5). Luogo di<br />

ritrovamento ignoto. Segnalata nel Museo Biscari a partire da Torremuzza.<br />

D(is) M(anibus). Faventinus<br />

et Agathonice<br />

Deuterae filiae<br />

carissim(ae), quae vix(it)<br />

5 annum I, m(ensibus) VIII,<br />

dieb(us) III; sib(i) et<br />

suis poster(isque) eorum.<br />

252 Fu copiata nella mano di Agincourt nel Cod. Vat. lat. 9126 f. 168 e vista dagli editori del CIL nella Villa<br />

Ludovisi–Paulsen.

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