L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 329
forse attraverso il museo catanese dei Benedettini – e a Palermo (CIL X 1089*, 166 = IL Mus. Palermo
377). Segnalata nel Museo Biscari a partire da Ferrara.
DÍs Mánibús.
Píca et Telésphórió
Valeriae Iucundae
sodali karissim(ae)
5 bene merenti
fécérunt;
vix(it) ann(is) XXI{{II}}.
CIL VI 24172; CIL X 1088*, 276 (Mommsen). R. Venuti, Cod. Vat. lat. 7935 f. 38v e 41r; A. Guarnieri, Schede di
Osimo f. 331 (da R. Venuti; cit. nel CIL); Ferrara 1829, 430 nr. 14.
7: In primo luogo fu inciso XVIII, che fu poi corretto.
Il cognome maschile Telesphorio(n) è poco comune a Roma (4 altre attestazioni in Solin
1982, 366). – La parola sodalis può nelle epigrafi riferire agli uomini e alle donne. – Datazione:
seconda metà del I secolo – II secolo.
316. Inv. 601 (Sala VII, 245). Magazzino superiore. Collezione Biscari.
Lastra marmorea. Retro liscio. 24,5 x 34 x 1,9; alt. lett. 1,6-2,3. Caratteristiche corsiveggianti. 1, 3, 6:
lettere montanti. Punti oblunghi.
Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Vettori, che vide l'iscrizione a Roma o nei suoi
dintorni nel 1730 ca. (vd. cap. 1.3.6). Luogo di ritrovamento ignoto. Trasportata a Catania nel
Settecento (segnalata nel Museo Biscari a partire da Torremuzza).
Diìs Manibus.
L(ucius) Plotius (mulieris) lib(ertus) Zethus
fecit Plotiae Ìsaruti,
quae vixsit ann(is) LXV,
5 et sibi posterisque
suìs.
CIL VI 24327; CIL X 1088*, 277 (Mommsen). F. Vettori, Cod. Maruc. A 63 f. 127v (lettera per A. F. Gori del
30/12/1730); Torremuzza 1769 1 , 129 nr. 41; 1784 2 , 136 nr. 46 (da I. Biscari, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 430 nr. 7.
2: ·Q LIB· Mommsen, ma il segno dopo il punto è una C retroversa, con bracci a destra in alto e in basso.
Evidentemente il lapicida non conosceva bene il segno. 3: ISARVIL Mommsen; il braccio della T è poco profonda
ma leggibile (ISARVTI già Torremuzza; vd. anche sotto).
Con la nuova lettura, non si tratta più di un caso in cui il prenome del liberto sarebbe
diverso da quello del patronus. – La coppia dei "dioscuri di Teba", Amphio(n) e Zethus erano
cognomi popolari a Roma (vd. H. Solin, Namenpaare [SSF Comm. hum. litt. 90], Helsinki 1990,
9-11). – La forma Isaruti è il dativo del raro nome femminile Isarus (due altri casi a Roma
vengono segnalati dal Solin [1982, 377], che ha anche spiegato correttamente la lettura erronea
ISARVIL256 ). – Datazione: I secolo – prima metà del II.
256 Arctos 16 (1982) 192 (= Solin 1998, 151); id., in Acta colloquii epigraphici Latini Helsingiae 3.-6. Sept. 1991 habiti, a c.
di H. Solin et al. (SSF Comm. hum. litt. 104), Helsinki 1995, 103 n. 31.