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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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54 Kalle Korhonen<br />

nr. 8 (8 = IG XIV 451) viene segnalata da F. Tardìa forse negli anni Sessanta del Settecento (vd.<br />

p. 49), mentre quella al nr. 9 è siracusana (238 = IG XIV 58), vista la testimonianza di Cesare<br />

Gaetani (vd. l'edizione). Quanto al gruppo di sei iscrizioni collocato a p. 382 e nell'angolo<br />

superiore sinistro della p. 383 (1-5 e 8), forse si trovavano in un posto particolare nel Museo, e<br />

ai visitatori si raccontava che erano state trovate a Catania. 208 Qui si deve notare che quasi<br />

tutte le epigrafi sono in qualche modo particolari. Le tre greche sono metriche, e una delle<br />

latine (nr. 2) è monumentale, come fu forse anche l'epigrafe perduta al nr. 3 (CIL X 7104). In<br />

ogni caso, mi sembra che possiamo considerare queste iscrizioni molto probabilmente<br />

catanesi. Potrebbero provenire dagli scavi di Biscari negli anni Settanta del Settecento, ma non<br />

erano state comunicate a Torremuzza (l'eccezione possibile è il nr. 8).<br />

Per quanto riguarda la sezione "Iscrizioni di vario genere che conservansi in Catania",<br />

Ferrara specifica: "La maggior parte di esse appartengono alla Sicilia in varj luoghi della quale<br />

sono state trovate; il resto è stato portato dalla Italia. Molte sono di Catania." Dopo iscrizioni<br />

lapidarie greche (387-92) e due latine (i n.ri 1-2 a p. 393), seguono molti bolli laterizi, la<br />

maggior parte in latino e in realtà provenienti da Roma. 209 Per le iscrizioni, il luogo di<br />

provenienza viene indicato in alcuni casi. Delle località siciliane, vengono menzionate Agira,<br />

Capo Peloro, Centuripe, Motta (S. Anastasia), Siracusa e Taormina. Delle due iscrizioni latine,<br />

la prima "è sopra un marmo che il principe portò da Roma"; è una copia (405). Dei bolli, per<br />

uno solo, in greco, viene indicato il luogo di ritrovamento a Catania (397 nr. 1); di due latini,<br />

invece, Ferrara dice che "sono presso il barone Recupero che li acquistò in Italia" (396 n.ri 23-<br />

24). È evidente che Ferrara non sapeva dove erano stati scoperti la maggior parte dei bolli<br />

laterizi.<br />

Qui emerge un problema notevole: su quale misura le epigrafi lapidarie nella sezione<br />

provengono da altri luoghi della Sicilia. Delle epigrafi trovate nelle località segnalate qui<br />

sopra, quelle provenienti da Centuripe (IG XIV 579) e Motta S. Anastasia (IG XIV 484) non<br />

venivano conservate nel Museo Biscari. Le epigrafi di Agira (IG XIV 588) e Taormina (241 =<br />

IG XIV 439) erano state pubblicate nella seconda edizione di Torremuzza, che indica anche il<br />

luogo di ritrovamento; ho parlato sopra anche dell'epigrafe trovata a Capo Peloro (nr. 236, p.<br />

49), che Torremuzza aveva ricevuto soltanto nell'estate del 1784. Ma l'iscrizione di Siracusa<br />

(240 = IG XIV 48) era stata pubblicata già nella prima edizione di Torremuzza, senza il luogo<br />

di ritrovamento. Forse Ferrara ebbe la notizia dal Museo Biscari. Soltanto recentemente è stato<br />

scoperto, inoltre, che anche l'iscrizione conservata dai Benedettini e segnalata a p. 390, al nr. 1,<br />

proviene da Siracusa (239 = IG XIV 473). È molto difficile dire se il resto proviene da Catania o<br />

da altri luoghi. Due epigrafi furono collocate da Kaibel tra le urbane; 210 io ho collocato la<br />

prima nel gruppo "origine incerta", mentre penso che la seconda, che pare perduta, sia<br />

probabilmente catanese (vd. p. 132). Mommsen criticava Ferrara per la formulazione "in varj<br />

luoghi della quale [= della Sicilia] sono state trovate", scrivendo "Siculum non Catanensem<br />

musea illa vix ullum receperunt" (CIL X p. 721). Anche se questo non vale per alcune greche,<br />

come ha sottolineato più tardi Kaibel, credo che il commento mommseniano sia in principio<br />

giusto (vd. p. 122).<br />

208 Sembra anche che K. O. Müller (vd. sotto, p. 58) abbia visto questa sezione, perché due delle tre iscrizioni<br />

greche furono schedate da lui.<br />

209 Ferrara 1829, 394 nr. 1 è in realtà una copia (nr. 525), non un bollo, ma lo stesso mattone contiene un bollo<br />

autentico.<br />

210 Ferrara 1829, 388 nr. 7 = IG XIV 1529 = IGUR 1187 = 243; 391 nr. 2 = IG XIV 1725 = IGUR 651.

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