L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

350 Kalle Korhonen
Hic requiescit in pace dulcis
Romulus, qui vixit a* *n*n(is)
w, m*e*n*s(ibus) w, d(iebus) XV. Deposi¢tÜus sub
die pridie Id(us) Septi*mb(res) Lampa-
5 dio et Oreste consulibus.
ICUR II 5050 (Silvagni); CIL X 1089*, 182 (Mommsen). J. Sirmond, Cod. Paris. 10809 c. 2 (cit. nel CIL); G. B. Doni,
Cod. Maruc. A 293 ff. 102 et 226 (cit. nel CIL); A. Bosio, Roma sotterranea, Roma s. a. [1634 ca.], 153 (da cui T.
Reinesius, Syntagma inscriptionum antiquarum cumprimis Romae veteris, Lipsiae 1682, 936 nr. 165 e Fabretti 1699, 327
nr. 470); P. Aringhi, Roma subterranea novissima I, Romae 1651, 415; C. Margarini, Inscriptiones antiquae basilicae S.
Pauli ad Viam Ostiensem, Romae 1654, 29 nr. 394 (da cui N. M. Nicolai, Della basilica di S. Paolo, Roma 1815, 232 nr.
707); P. Puccinelli, Memorie sepolcrali dell'abbadia fiorentina e d'altri monasteri, s. d., s. l. [prefazione: Fiorenza 1664],
45 nr. 43; Anonimo (1), Cod. Maruc. A 77 f. 142v. Dagli autori anteriori: G. Marini, Cod. Vat. lat. 9073 p. 758 nr. 10 e
De Rossi 1861, 465 nr. 1023 (da cui ILCV 3158). Solo l'inizio (Hic ... Romulus): C. De Serva, Cod. Bibl. Vallicelliana G
28, p. 13; Muratori 1739-1742, 1933 nr. 3, rr. 1-2 ("misit P. Blanchinius", la cui fonte era forse De Serva).
1: La forma stondata è antica, e quindi il testo è intero. 3: DEPOSIIVS lapide; la B, vista dagli autori
anteriori, è stata sottolineata. 4: SEPTEMB Silvagni.
L'epitaffio di Romolo è datato il 12 settembre, 530.
360. Inv. 584 (Sala VII, 228). Magazzino superiore. Collezione Biscari.
Lastra marmorea mutila a sinistra. Retro grezzo. 28 x 30 x 3,8; alt. lett. 2,9-3,7. 2: P con un braccio in
basso. Forma del cristogramma: XP. Punti tondi nell'ultima riga.
Provenienza urbana. "Nel cimitero di Calisto, o Pretestato nella Via Appia, ed Ardeatina" (Boldetti). Il
cimitero viene oggi chiamato Catacomba di Domitilla. La parte destra fu "ad S. Mariae Transtyberim
delata, ubi servatur" (Marangoni). Più tardi "apparteneva al P. Scammac(c)a, che l'Anno 1748 mandò
in Sicilia p(er) aricchire un Museo" (Venuti). Segnalata nel Museo Biscari a partire da Torremuzza.
Nonostante i giudizi di Mommsen e Ferrua, Silvagni la considerava una copia, perché non capiva
come Scammacca avrebbe potuto prendere la lastra dalla chiesa di S. Maria dopo che Marangoni
l'aveva vista (già De Rossi pensava ad una copia, ma senza vedere la lapide). Comunque, in base alla
paleografia, non si tratta di una copia (cfr. anche cap. 1.3.5).
Bene merenti filiae (chrismon)
Agapeni vircini in pace.
Dep(osita) III Kal(endas) Dec(embres) Gratiano et
Dagalaifo co(n)s(ulibu)s; v(ixit) a(nnis) XXI.
ICUR III 8723 (Ferrua); CIL X 1088*, 458 (Mommsen). Per intero: M. A. Boldetti, Osservazioni sopra i cimiterj de' santi
martiri ed antichi cristiani di Roma, Roma 1720, 80 nr. 6 (da cui C. Baronio, Annales ecclesiastici V, Lucae 1739, p. 227
nota [la sola datazione] e Muratori 1739-1742, 383 nr. 6). Soltanto la parte destra: G. Marangoni, Acta S. Victorini
episcopi Amiterni et martyris illustrata, Romae 1740, 126 (da cui Muratori 1739-1742, 1998 nr. 4); R. Venuti, 265 Cod.
Vat. lat. 7935 f. 39r; Torremuzza 1769 1 , 257 nr. 57; 1784 2 , 276 nr. 69 (da I. Biscari, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 435
nr. 27; dagli autori anteriori De Rossi 1861, 99 nr. 188, cfr. G. Gatti, Supplementum, Romae 1915, nr. 1565 (da cui
ILCV 3252B, cfr. Suppl. p. 29).
La parte vista solo da Boldetti è stata indicata con sottolineatura.
Il nome della defunta, Agape, è attestato soprattutto nelle iscrizioni christiane. – La data
della sua sepoltura è 29 novembre, 366.
265 L'autore non è P. L. Galletti (così gli editori delle ICUR), cfr. cap. 1.3.5.