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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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46 Kalle Korhonen<br />

riportano, secondo i miei calcoli, 55 iscrizioni autentiche della collezione; poco più di metà<br />

sono siciliane, le altre urbane. 166 Quindi, una ventina di iscrizioni urbane autentiche<br />

trasportate a Catania negli anni Quaranta del Settecento, in base alle segnalazioni del codice<br />

Marucelliano A 77, non sono state incluse nel corpus di Torremuzza; 167 si tratta praticamente<br />

di una metà delle iscrizioni urbane nella collezione. Mancano anche una ventina di epigrafi<br />

catanesi segnalate già da Amico; il Torremuzza ha omesso quasi tutte le epigrafi<br />

frammentarie della collezione.<br />

Mentre una quindicina di epigrafi della collezione dei Benedettini provengono,<br />

secondo Torremuzza, dal III volume di Catana illustrata (Amico 1741), alcune da Gaetano<br />

Noto e dalla silloge di L. A. Muratori, nella maggior parte dei casi la fonte non viene indicata.<br />

In due casi, il Torremuzza scrive che l'iscrizione in questione è stata pubblicata in base alle<br />

schede di Amico. 168 Visto il riferimento ad Amico nella prefazione, e comunque verosimile<br />

che quando la fonte di Torremuzza per un'epigrafe conservata dai Benedettini non viene<br />

indicata, questa fonte sia stata una scheda mandata da Amico. 169<br />

Per quel che riguarda il rapporto tra Amico e Torremuzza, è problematica la seconda<br />

edizione della silloge, uscita nel 1784: contiene nove epigrafi autentiche dei Benedettini non<br />

incluse nella prima edizione, per la maggior parte urbane. 170 La fonte non viene mai indicata.<br />

Amico era morto nel 1762, già prima della pubblicazione dell'edizione del 1769. Mentre<br />

nessuna delle nove epigrafi era stata inclusa nell'opera di Amico, tutte le urbane vengono<br />

segnalate nel codice Marucelliano A 77, il che significa che erano state trasportate a Catania<br />

negli anni Quaranta del Settecento. Perché furono incluse soltanto nella seconda edizione? Ci<br />

sono due soluzioni possibili: 1) Anche se in possesso delle schede, Torremuzza le ha omesse<br />

dalla prima edizione, ma dopo un ripensamento le ha aggiunte nella seconda; 2) le schede<br />

sono arrivate nelle mani del palermitano dopo la stesura finale dell'edizione del 1769. Mi<br />

sembra più verosimile la seconda soluzione. In questo caso, l'autore delle schede potrebbe<br />

anche essere un altro studioso, e non necessariamente Amico. In ogni caso, il fatto che<br />

un'iscrizione conservata dai Benedettini venga registrata soltanto nella seconda edizione non<br />

ha importanza per la sua provenienza.<br />

Più sistematico fu, invece, il trattamento del Museo Biscari, che all'epoca comprendeva<br />

circa sessanta iscrizioni urbane; soltanto una dozzina delle iscrizioni urbane certamente<br />

conservate nel museo all'epoca furono omesse. A differenza della collezione di S. Nicolò, qui<br />

è importante fare la distinzione tra le due edizioni della silloge di Torremuzza. In effetti, non<br />

mi è nota alcuna iscrizione sicuramente urbana o alcuna copia della collezione Biscari che<br />

166 Quasi tutte sono finite nel Museo Civico (le eccezioni sono CIL VI 30630, 1 = X 1088*, 401, CIL X 7044 e IG XIV<br />

555).<br />

167 Sono 257 (CIL X 1088*, 456), 273 (CIL VI 13326), 278 (15088), 282 (16322), 289 (18121a), 290 (18529), 294 (19260),<br />

295 (19272), 300 (20791), 319 (24565), 320 (24730), 324 (24992), 328 (25790), 341 (29226), 346 (ICUR 2681), 349 (2684),<br />

356 (2693), 353 (4024) e 358 (5050), e, inoltre, CIL VI 34244 e ICUR 2685, viste da Mommsen.<br />

168 Sono un frammento del nr. 118 = IG XIV 464 ("misit a. 1762 V. M. Amico") e il nr. 174 = IG XIV 525.<br />

169 Queste iscrizioni non provengono da Amico 1741, perché poche di esse erano state pubblicate nel volume. In<br />

un caso, inoltre, Torremuzza pubblica due letture della stessa iscrizione, una presa dal libro di Amico, l'altra senza<br />

dare la fonte (vd. nr. 264 = CIL VI 12047). Quanto all'epigrafe nr. 66 (CIL X 7056), secondo Amico 1741 veniva<br />

conservata dal canonico Roccaforte, ma Torremuzza la riporta come conservata dai Benedettini.<br />

170 Sono le catanesi ai nr. 68 (IG XIV 1745 = IGUR 670) e 120 (CIL VI 24655) e le urbane ai nr. 260 = CIL VI 10766,<br />

263 = 11961, 305 = 21464, 307 = 22163, 345 = 36325, 348 = ICUR 2683, 355 = ICUR 2692. Per di più, l'iscrizione nr.<br />

299 (CIL VI 20707) era stata pubblicata in base a Catana illustrata per la prima edizione, ma nella seconda la fonte<br />

non viene indicata.

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