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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 227<br />

CIL X 7087 (Mommsen). Amico 1741, 225-26 n.ri 30-31; Torremuzza 1769 1 , 179 nr. 88; 1784 2 , 190 nr. 102 (da I.<br />

Biscari, cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 363 n.ri 2-3.<br />

La faccia a e alcune lettere della faccia b, viste da Mommsen, sono state sottolineate. Cfr. il suo commento:<br />

"Prior titulus [= a] certae lectionis est, posterior [= b] non item, detritus et alte collocatus". b 4: ATPELLUS<br />

Mommsen; PELIVS lapide, preceduta dalla lettera che potrebbe essere una T, una L (Lucius) o un'I (secondo<br />

Mommsen, precedeva un'A, ma non ne è rimasta una traccia, e mi pare dubbia). b 4: F·I·A·XVIII Mommsen. b 6:<br />

SEVERVS·F Mommsen; la seconda F era stata segnalata da Amico e Torremuzza.<br />

Il formulario è L4 su tutti e due gli epitaffi; sulla faccia b, gli ultimi tre personaggi sono i<br />

dedicanti. Se [-] Pedius Severus (b 5) è identificabile con P. Pedius Severus (a 4), b potrebbe<br />

essere un epitaffio che abbia sostituito quello su faccia a. Non è, comunque, chiaro perché il<br />

nome di Publicia Iphis (r. b 3) è stato collocato tra i nomi dei due figli morti giovani.<br />

Apparentemente Publicia era stata una schiava della città; Pedius Severus l'aveva acquistata,<br />

ma anche dopo la manomissione ebbe comunque il gentilizio Publicia (così mi ha suggerito<br />

Heikki Solin). – Datazione: II secolo, in base al formulario e alla paleografia.<br />

123. Senza nr. inv. Magazzino superiore. Museo Civico. 165<br />

Lastra marmorea ricomposta da quattro frammenti, mutila sul lato destro e in basso. Lato sinistro<br />

liscio. Lo spessore è più grande a sinistra. 30 x 21 x 3,5; alt. lett. 1,7-2,2. Caratteristiche corsiveggianti<br />

nei tratti orizzontali, che tendono verso l'alto (E, F, T). Punti oblunghi.<br />

Provenienza: probabilmente Catania. Visto che si tratta di un'iscrizione non segnalata da Mommsen e<br />

mancante nell'Inventario, e quindi arrivata nelle collezioni civiche in un'epoca piuttosto recente (vd.<br />

p. 62), con il formulario caratteristico catanese L4 (con D. M. S.; pp. 123-24), è verosimile che<br />

provenga da Catania.<br />

D(is) M(anibus) s(acrum).<br />

Refrius<br />

Restitutus<br />

vixit ann(is)<br />

5 LX;<br />

Rest[it]utus<br />

pio [---]<br />

Inedita.<br />

Alla fine ad es. pio [patri f(ecit)] (o semplicemente pio [fecit]). La posizione dell'attributo è<br />

insolita, ma cfr. l'iscrizione 120: piae coniugi f(ecit). Se i due personaggi furono padre e figlio,<br />

sembra che abbiano avuto la stessa combinazione di gentilizio e cognome, se il figlio non<br />

portava un altro gentilizio, ad es. quello della madre. – Datazione: seconda metà del I – prima<br />

metà del II secolo.<br />

124. Inv. 236 (Sala VI, 44). Magazzino del cortile. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea inserita in un quadro di gesso. Lato superiore liscio. 31 x 35 x tra 1 e 4,5; alt. lett. 2,5-<br />

1,4. Forme delle lettere: alfa e delta con braccio in alto; ∈, y, M, 0, %, v. 3: TH in nesso. 3: piccoli punti<br />

prima e dopo il mi; 4: piccoli punti in alto prima e dopo il secondo iota.<br />

Provenienza: probabilmente Catania. Come il nr. 140, l'iscrizione fu segnalata in una lettera da F.<br />

165 La pietra porta la scritta con inchiostro "MB" (= Museo Biscari), ma è inverosimile che possa provenire da<br />

quella collezione, visto che non viene segnalata da Mommsen (cfr. p. 62).

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