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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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348 Kalle Korhonen<br />

verosimilmente verso 1740 (segnalata nel museo a partire da Amico).<br />

Veneria fil(ia)<br />

vixit ann(is) X,<br />

m(ensibus) IIII.<br />

ICUR I 2691 (Silvagni); CIL X 1088*, 453 (Mommsen). P. Scammacca, Cod. Maruc. A 77 f. 2v; Anonimo (2), cod. cit.<br />

f. 143r; Amico 1741, 227 nr. 34 (da cui Torremuzza 1769 1 , 187 nr. 129; 1784 2 , 198 nr. 151); Ferrara 1829, 416 nr. 11;<br />

Bertucci 1846, 34 nr. 5; dagli autori anteriori e dalla scheda di Mommsen De Rossi, scheda 6945 (cit. da Silvagni). –<br />

Da Silvagni: ILCV 4026 adn.<br />

2: L'ultima X è formata da un'asta verticale e il braccio della L precedente, fortemente allungata. 3: M III<br />

Silvagni; la striscia obliqua nella M non fa parte di una lettera.<br />

L'iscrizione non è da identificare con ICUR II 5515, "D. M. (?) / Veneriae", 264 vista<br />

nell'interno della basilica di S. Paolo nel Seicento, perché troppo diversa da quella. –<br />

Datazione: IV – V secolo.<br />

355. Inv. 733 (Sala VIII, 80). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea ricomposta da due frammenti. Retro liscio, lati lavorati. Decorata a sinistra con una<br />

corona, a destra con un ramoscello. 22 x 82 x 2,8; alt. lett. 2,0-4,0.<br />

Provenienza urbana confermata dalla segnalazione di Scammacca, tra iscrizioni evidentemente<br />

importate da Roma nel Museo dei Benedettini di Catania (cfr. cap. 1.3.2.5). Se il suo commento<br />

"Marmo c(irca) 1746" non è inventato, potrebbe forse riferire all'epoca di ritrovamento (cfr. pp. 19-21).<br />

L'iscrizione può provenire dalla zona dove furono trovate anche 346, 348 e ICUR 2685. Trasportata a<br />

Catania nella prima metà del Settecento (segnalata nel Museo dei Benedettini a partire da<br />

Scammacca).<br />

Vernacla ispiritus<br />

tuus cum sanctis.<br />

ICUR I 2692 (Silvagni); CIL X 1088*, 454 (Mommsen). P. Scammacca, Cod. Maruc. A 77 f. 14r (da cui A. F. Gori,<br />

Cod. Maruc. A 6 f. 95r); Torremuzza 1784 2 , 275 nr. 66 (da V. M. Amico [?], cfr. sopra, p. 45); Ferrara 1829, 436 nr. 28;<br />

dagli autori anteriori e dalla scheda di Mommsen, De Rossi, scheda 515 (cit. da Silvagni); C. Stevenson, Cod. Vat.<br />

lat. 10574 f. 165r. – Da Silvagni: ILCV 3356A.<br />

C'è un'acclamazione simile in ILCV 3356. – Datazione: IV – VI secolo.<br />

356. Inv. 727 (Sala VIII, 74). Magazzino superiore. Collezione dei Benedettini.<br />

Lastra marmorea ricomposta da due frammenti, mutila a sinistra. Retro liscio. Decorata a destra con un<br />

uccello sul ramo. 22 x (53) x 2; alt. lett. 2,0-2,5. Una foglia di edera a r. 1; un punto tondo prima di<br />

DIES a r. 2.<br />

Provenienza probabilmente urbana. Visto che viene segnalata in un foglio del Cod. Maruc. A 77 da una<br />

mano non identificata, l'iscrizione era stata trasportata negli anni '40 del Settecento nel Museo dei<br />

Benedettini. Fu vista ivi anche dal Mommsen, che la collocò tra le urbane. Anche se il foglio in<br />

questione sembra scritto a Catania (vd. pp. 25-27), la collocazione mommseniana mi pare plausibile,<br />

visto l'aspetto esterno e la decorazione della lastra. Luogo di ritrovamento ignoto.<br />

[---]ta, que vixit mesis<br />

[--], dies XXII; pater feci¢tÜ<br />

264 La lettura di P. Puccinelli (Memorie sepolcrali dell'abbadia fiorentina e d'altri monasteri, s. d., s. l. [prefazione:<br />

Fiorenza 1664], 45 nr. 45) non contiene la D. M. iniziale.

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