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L a c o l l e z i o n e e p i g r a f i c a d e l M u s e o C ... - E-thesis

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La collezione epigrafica del Museo Civico di Catania 17<br />

Due iscrizioni erano appartenute a Giacinto Paternò Bonaiuto (104 e 119 = CIL X 7074 e 7084).<br />

Mentre 119 era stata scoperta nel fondo del padre di Giacinto, Vincenzo Paternò, marchese di<br />

Raddusa, 104 proveniva dalle vicinanze del convento dei Domenicani. Alcune iscrizioni<br />

scoperte nel 1740 erano inizialmente state raccolte da Giacomo Paternò (177 = IG XIV 541 e<br />

189, e forse anche CIL X 7044, vd. n. 44). Ignazio raccolse anche l'epigrafe al nr. 22 (CIL X<br />

7024), conservata fino ad allora nel palazzo di Giuseppe Paternò. Delle altre epigrafi, stando<br />

alle notizie di Amico, 197 (IG XIV 550) fu acquistata da Biscari.<br />

Nel nuovo Palazzo municipale, disegnato dal Vaccarini, venivano forse inizialmente<br />

raccolte alcune epigrafi pubbliche, ma dopo un breve periodo vennero incluse nella<br />

collezione Biscari, che assunse così una posizione sempre più prestigiosa. 45 Veniva raccolta in<br />

questo modo almeno 16 (CIL X 7019), l'iscrizione di un equestre, che Amico scrive di aver<br />

trovato personalmente nella chiesa di S. Domenico (vd. l'edizione), ma che fu segnalata "in<br />

palatio senatorum" da Pantò (vd. p. 13). Medesima fu la sorte di alcuni frammenti della<br />

grandissima 11 (IG XIV 455), gli altri frammenti della quale provenivano dalla collezione<br />

Roccaforte, e del nr. 188 (IG XIV 526), in pietra lavica, che erano rimasti nelle rovine della<br />

Loggia (su queste epigrafi, cfr. anche p. 13). 46<br />

In ogni caso, come nel caso della collezione dei Benedettini, la raccolta delle iscrizioni<br />

catanesi non veniva considerata sufficiente per una collezione importante di antichità.<br />

Seguendo l'esempio di Amico, Biscari voleva ingrandire la collezione delle epigrafi, e l'aiuto<br />

era vicino all'interno della famiglia: Placido Scammacca, zio materno del principe. Quindi,<br />

continuava il flusso delle epigrafi da Roma, che sarà discusso nel capitolo seguente.<br />

1.3. Placido Scammacca e i trasporti del materiale epigrafico da Roma<br />

1.3.1. CENNI BIOGRAFICI<br />

Il personaggio responsabile dell'acquisto a Roma dei pezzi destinati alle collezioni catanesi fu<br />

Placido Scammacca (1700 ca. –1787). Proveniva da una famiglia nobile catanese ed era<br />

imparentato con la famiglia dei principi di Biscari, essendo lo zio del principe Ignazio, il<br />

fondatore del Museo Biscari. Diventato monaco nel già ricordato convento benedettino di S.<br />

Nicolò l'Arena nel 1715, si trasferì più tardi a Roma, nel convento di S. Paolo fuori le mura. 47<br />

Dopo aver iniziato la sua attività come fornitore della collezione dei Benedettini, continuò con<br />

l'acquisizione dei pezzi per la collezione Biscari.<br />

1.3.2. IL CODICE MARUCELLIANO A 77 E LA COLLEZIONE DEI BENEDETTINI<br />

Per quel che concerne Scammacca, la testimonianza chiave è il codice A 77 della Biblioteca<br />

Marucelliana di Firenze. Il manoscritto è fondamentale per le nostre conoscenze della<br />

45 Su questo aspetto, vd. Salmeri 2001, 26.<br />

46 Non sappiamo dove è andata a finire IG XIV 499, vista anch'essa "in palatio senatorum" da Pantò e Amico; vd.<br />

ultimamente Manganaro 1994, 94 nr. VI, che non ha trovato l'epigrafe.<br />

47 Billanovich 1967, 61.

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