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Parte prima - only fantasy

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mia domanda, e guardandomi fisso negli occhi. «Avete litigato stanotte?<br />

Hai detto a Tristan qualcosa... che non dovevi dire?»<br />

«Io? Qualcosa... ma di che genere? No, non abbiamo litigato. Io<br />

mi sono addormentata subito...»<br />

«Allora forse hai parlato nel sonno? Ti capita mai?»<br />

«Io... ehm... sì, qualche volta. Tristan lo sa, ha dormito tante volte<br />

qui...»<br />

Un’espressione indecifrabile si dipinse sul volto di Konstantin.<br />

«Be’, allora stanotte devi esserti lasciata sfuggire qualcosa che non<br />

riguardava lui...» Era palesemente imbarazzato, e sembrava che non<br />

trovasse le parole. Poi mi chiese tutto d’un fiato: «Ti capita mai di<br />

sognarmi, Cathy?»<br />

Arrossii violentemente.<br />

«Ora capisco», fece lui, e sorrise sicuro di sé.<br />

«Capisci cosa?» gridai, infastidita.<br />

«È molto semplice. Nel sonno tu hai parlato di me e Tristan ha<br />

sentito.»<br />

A un tratto mi fu tutto chiarissimo. Mi sentii offesa e umiliata. «E<br />

cosa vuol dire, che adesso sono tua? Cosa sono? Una merce di scambio?<br />

Il giocattolo dei gemelli? Cosa credete, che potete prendermi e<br />

scambiarvi a vostro piacimento come una figurina? O magari vi illudete<br />

che io provi gli stessi sentimenti per entrambi?»<br />

A questa mia ultima domanda, Konstantin sorrise di nuovo. «Non<br />

è così?» mi domandò con la sua inimitabile faccia da schiaffi.<br />

«Certo che no!» urlai. Ero furiosa.<br />

Konstantin mi prese con violenza per un braccio.<br />

«Andiamo, Cathy! Sii sincera con te stessa!» Il suo volto era teso<br />

e, per la <strong>prima</strong> volta da quando era entrato nella mia stanza, non più<br />

tanto spavaldo.<br />

Approfittai di quell’ombra di incertezza. «Cosa te lo fa pensare?»<br />

chiesi, liberandomi dalla stretta. «Io amo uno solo di voi, e cioè Tristan.<br />

Lui è tutta la mia vita. Lui e lui solo. Chiaro?»<br />

Konstantin fece una strana smorfia e disse: «Che strano... Tristan<br />

la pensa diversamente».<br />

Mi domandai a che gioco stava giocando, ma ormai ci eravamo<br />

esposti entrambi, tanto valeva andare fino alla fine. «Ah sì? E come

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