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Parte prima - only fantasy

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tanto meno Andreas. Il mio migliore amico si sedette accanto a me<br />

reggendo tra le mani un calice colmo di ciò che poteva sembrare vino<br />

rosso, ma che in realtà era tutt’altro.<br />

«Vuoi?» mi chiese porgendomelo.<br />

«No», risposi leccandomi le labbra. In realtà ero affamato, non<br />

cacciavo da molti giorni e mi nutrivo solo di cibo umano. Camille era<br />

sempre più curiosa della mia natura. Diceva che non aveva mai visto,<br />

in tutta la sua lunghissima esistenza, una razza di vampiro come la<br />

mia. E io non la contraddicevo, mi piaceva ascoltarla.<br />

Proprio in quel momento entrò in sala anche lei, cercando di afferrare<br />

brandelli di conversazione tra Engel e Konstantin. Quando ne<br />

udì il contenuto, però, alzò gli occhi al cielo e venne a sedersi accanto<br />

a me incrociando sul divano le lunghe gambe bianchissime.<br />

«Io vi aiuterò», disse sorridendo. «J’aime le sfide. Sarà divertente.»<br />

«Qui non c’è nulla di divertente», intervenne Andreas aspro. «Anzi.<br />

Non potete immaginare quanto mi puzza questa faccenda degli orsi...»<br />

«Lo so. Vale anche per me», dissi. Camille sorrise ancora una volta<br />

e abbandonò la testa sulla mia spalla destra, facendo ricadere i<br />

lunghi capelli sul mio petto. «Sai Tristan, credo che dovresti rilassarti<br />

un petit peu», mi suggerì con il suo melodioso accento francese.<br />

«Sì, facile a dirsi», replicai.<br />

«Potrei farti divertire un po’ io. Conosco molti jolis jeux che di<br />

solito piacciono tanto ai ragazzi...»<br />

Risi. «Jolis jeux? E smettila di usare tutte queste parole francesi!»<br />

scherzai. Sì, era chiaro, voleva venire a letto con me. Ma non mi interessava.<br />

Non provavo nulla per lei. Almeno, non ancora.<br />

«Non ti va, Tristan?» insistette. Sorrisi e mi dissi che, forse, non<br />

mi restava poi così tanto tempo per godermi la vita. Ero pessimista,<br />

sì. Lo ero sempre stato. O magari anche quella era solo una scusa,<br />

forse semplicemente mi andava di portarmela a letto. Non ero stupido,<br />

avevo capito che le piacevo.<br />

«Va bene, Camille. Andiamo a fare questi giochi che conosci<br />

tu...» le proposi alzandomi e prendendola per mano.<br />

Salimmo al piano di sopra sotto gli occhi curiosi di Engel che sta-

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