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Parte prima - only fantasy

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va in un piccolo inchino. «Principessa, mi sei mancata tanto...»<br />

Sussurrai un flebile: «Anche tu, papà».<br />

In quel momento mi ricordai di Konstantin, che nel frattempo si<br />

era avvicinato.<br />

Mio padre lo guardò con curiosità e un po’ di stupore, alzando un<br />

sopracciglio. In quel momento il mio cuore cominciò a battere peggio<br />

di un tamburo assordante a una festa di paese.<br />

Presi il mio amico per mano e con un sospiro rassegnato dissi:<br />

«Papà, ti presento Konstantin».<br />

Lui allungò la mano in direzione di mio padre: il suo volto esprimeva<br />

calma e padronanza di sé. Mio padre, dal canto suo, ricambiò<br />

la stretta e sorrise con diffidenza. «Piacere, Konstantin», disse.<br />

«Piacere mio, signore.»<br />

Konstantin strinse più forte la mia mano nella sua. Forse non era<br />

poi così tranquillo come voleva far credere.<br />

Mia madre mi sorrise complice ed esclamò: «È ora di mettersi a<br />

tavola!» E così mi salvò in corner. Questa volta fui io a stringere il<br />

braccio di Konstantin, facendolo sedere vicino a me.<br />

«Vado ad aiutare la mamma in cucina», gli bisbigliai all’orecchio.<br />

«No, non te ne andare», mi supplicò.<br />

«Se qualcosa va male puoi sempre mangiarlo», gli sussurrai alludendo<br />

a mio padre.<br />

Konstantin scoppiò a ridere guadagnandosi un’occhiata perplessa<br />

da parte sua. Era incredibilmente bello quando rideva, la sua risata<br />

era semplicemente incantevole, oltre che contagiosa.<br />

Il pranzo fu sereno e perfino allegro, se non per qualche sguardo<br />

indagatore di mio padre nei confronti di Konstantin. L’assenza di<br />

Matt aveva decisamente aiutato lo spirito della giornata.<br />

Quando finimmo di mangiare, mio padre insistette per stare un po’<br />

da solo con me. Andammo insieme di sopra, in camera mia, lasciando<br />

Konstantin di sotto ad aiutare mia madre.<br />

Non appena chiusi la porta, mio padre storse il viso in<br />

un’espressione di disapprovazione. «Cosa credevano, che tu vivessi<br />

ancora nel mondo delle fiabe?» disse alludendo alle pareti rosa.<br />

«Non me ne parlare, papà... ma tanto ormai ci ho fatto l’abitudine.<br />

Siediti», gli feci posto sul letto ancora disfatto.

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