Parte prima - only fantasy

Cathy
5
Engel
Il tempo non passava mai. A ogni alba mi alzavo piangendo e maledicendo
il nuovo giorno, e a ogni tramonto ringraziavo un Dio in
cui non credevo per avermi in qualche modo fatta arrivare fino a sera.
No, non si può dire che la mia vita tedesca procedesse a gonfie
vele: la scuola non era ancora iniziata, la convivenza con mia madre
e suo marito non era certo da sogno, e la mia unica distrazione consisteva
nello scrivere e-mail lunghissime e lamentose a Sara e a mio
padre per dire a entrambi quanto mi mancavano. Mio papà, che con il
computer era imbranato da far paura, rispondeva con messaggi telegrafici
e pieni di maiuscole sballate, dicendo che mi voleva bene e
che gli mancavo anch’io, e intanto buttava lì qualche domanda sulla
mamma. Si capiva che moriva dalla curiosità di sapere qualcosa della
sua vita. Invece Sara non la smetteva di farsi dei film sui ragazzi tedeschi.
Peccato che l’allampanato biondo germanico non fosse esattamente
il mio tipo e che, a dirla tutta, da quando ero a Madenburg
non avevo avuto contatti con altri esseri umani che non fossero mia
madre, Joel e Matt! L’unico essere vivente con cui avevo fatto amicizia,
e che addirittura sembrava si stesse affezionando a me, era
Pfeffer, il cagnolino sale e pepe di Joel. Forse mi amava così tanto
perché a tavola, di nascosto da tutti, gli gettavo pezzettini di würstel
o cotoletta, e perché gli avevo regalato uno dei miei calzini con i pon
pon da masticare a volontà. Ma soprattutto mi ricordava Tizzone, il
mio gatto nerissimo che avevo lasciato a Napoli, nelle mani amorevoli
di Sara.
Per fortuna, quella mattina era diversa dalle altre: le vacanze più