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Parte prima - only fantasy

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mi accarezzò il viso e uscì dalla stanza, lasciandomi sola con la mia<br />

nostalgia. Scartai il regalo e non potei fare a meno di sorridere fra le<br />

lacrime, alla vista di un orsacchiotto di peluche con indosso la maglia<br />

azzurra del Napoli, e appesa al collo una piccola, elegantissima scatolina<br />

blu.<br />

Quando l’aprii rimasi senza fiato nel riconoscere l’antico, bellissimo<br />

anello di rubini appartenuto un tempo alla nonna, che papà aveva<br />

gelosamente custodito per anni, come unico ricordo di sua madre.<br />

Un anello meraviglioso, che tante volte, da bambina, avevo chiesto<br />

alla nonna di lasciarmi provare. La pietra rosso sangue brillava, accesa<br />

come se fosse illuminata dall’interno. Infilai l’anello al dito, emozionata:<br />

l’effetto era strepitoso, e decisi che non me lo sarei tolto più.<br />

Solo allora mi accorsi che, attaccata al pacchetto, c’era anche una<br />

lettera. Cominciai a leggerla. Mio padre mi aggiornava sul suo lavoro<br />

e sulle piccole novità di casa mia. Ma, soprattutto, mi avvisava che<br />

sarebbe venuto a farmi visita il 26, il giorno di santo Stefano. Scesi le<br />

scale di corsa e mi precipitai in cucina.<br />

«Mamma! Domani viene papà!» urlai in preda a un attacco di pura<br />

felicità.<br />

Mia madre sorrise piegando la testa di lato. «Lo so, amore. Sei<br />

contenta?»<br />

Annuii. Lo ero davvero. Tornai in camera, e mi sedetti davanti allo<br />

specchio. Guardai i miei lunghi capelli neri, la ciocca viola che si<br />

faceva strada dietro l’orecchio, le mani dalle unghie smaltate di nero,<br />

e il rubino che rosseggiava sull’anulare destro. Ero la stessa persona<br />

di pochi mesi <strong>prima</strong>, quando ero atterrata lì da Napoli, con una borsa<br />

più grande di me stretta tra le braccia e tanta confusione nel cuore?<br />

Tutto ciò che era successo, e così in fretta, lì in Germania, non mi<br />

aveva forse inesorabilmente cambiata? Guardai alle mie spalle, la<br />

stanza che ormai era la mia e le sue pareti rosa, coperte da innumerevoli<br />

poster. Quando i miei occhi si fermarono su uno di essi, in particolare,<br />

sentii lo stomaco che si stringeva. La faccia di Tristan mi sorrideva<br />

sicura e allegra. Di certo era un sorriso finto, non quello che<br />

gli illuminava il volto quando mi teneva fra le sue braccia. Era un<br />

sorriso pubblicitario, costruito.<br />

Ma la malinconia si posò inesorabile su di me, fino a quando

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