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Parte prima - only fantasy

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giorno del mio arrivo a Madenburg, aveva provato a instaurare un<br />

rapporto con me, facendo qualche timido tentativo di dialogo. Ma<br />

non si può dire che io, testarda come sono sempre stata, le avessi dato<br />

molta corda.<br />

Mi alzai una volta per tutte e presi la mia sacca Converse dalla sedia<br />

dov’era appoggiata. Era esattamente come l’avevo lasciata cinque<br />

giorni <strong>prima</strong>. Da ragazza previdente (e non avendo un cavolo da fare),<br />

avevo preparato con un certo anticipo le mie cose per la scuola.<br />

Qualche quaderno e un astuccio con le penne sarebbero bastati per il<br />

primo giorno. Mi diressi verso le scale stando attenta a non far rumore.<br />

Quando fui sull’uscio, uno scricchiolio attirò la mia attenzione.<br />

Mi voltai di scatto e vidi Matt appoggiato allo stipite della porta<br />

d’ingresso.<br />

Aveva un’aria arcigna, ostile.<br />

«Dove stai andando?» mi chiese.<br />

«Tranquillo, non sto scappando. Oggi inizia la scuola, non ti ricordi?<br />

Ho pensato di uscire un po’ <strong>prima</strong> perché ci vado a piedi...»<br />

Lui mi guardò alzando il sopracciglio, e distese la bocca in un sorriso<br />

furbo. «Perché, se posso accompagnarti io?»<br />

Lo fissai con odio, tutto quello che avevo accumulato in non so<br />

quanti anni. Senza nemmeno degnarlo di una risposta, aprii la porta e<br />

me ne andai, sbattendola alle mie spalle. Dopo pochi passi mi voltai:<br />

non mi aveva seguito. Mi avviai velocemente verso il centro. La<br />

scuola distava una decina di isolati da casa mia: se fossi andata di<br />

buon passo, ci sarei arrivata in un quarto d’ora.<br />

Infatti, dopo quindici minuti di orologio, mi ritrovai davanti<br />

all’imponente istituto. Al contrario della mia piccola scuola di provincia,<br />

il Novalis-Gymnasium era davvero enorme. Probabilmente<br />

accoglieva studenti anche da tutte le cittadine vicine a Madenburg.<br />

Ne calcolai il perimetro e dedussi che suppergiù dovevano esserci un<br />

centinaio di classi. L’atrio, visto da fuori, sembrava mezzo vuoto. Si<br />

vedeva solo qualche ragazzo che gironzolava nel cortile. Mi feci coraggio<br />

e varcai la soglia. L’interno non era male. I colori erano caldi,<br />

sull’arancio, e non di quel grigio-azzurro spento dei licei italiani che<br />

li fa tanto assomigliare a degli ospedali.<br />

Mi avvicinai a un tizio seduto in una piccola guardiola

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