Parte prima - only fantasy

«Cosa vuoi da me, Jon? Perché sei qui?»
«A momenti arriveranno i tuoi... amici. Appena troveremo il coraggio...»
aggiunse con un ghigno. «Ti ricordi il discorso che ti ho
fatto poco prima che cascassi come una pera matura?»
Avrei voluto sfregiargli a morsi quel volto spavaldo e insopportabile,
che un tempo mi era piaciuto e mi aveva perfino ispirato serenità.
Annuii e così l’animale continuò. «Ho consultato alcuni amici.
Abbiamo deciso che tu dirai ai tuoi schifosi succhiasangue che noi
vogliamo collaborare con voi. Ovviamente non è vero. Ma tu dirai
loro una bugia. Chiaro?»
«Te lo scordi!» gridai nauseata al solo pensiero.
Jon scoppiò in una risata cruda e malvagia. Perché avevo dato retta
ai miei istinti? Mi ero buttata nella tana del nemico da sola, con le
mie stesse mani. Perché non avevo ascoltato Konstantin? Lui mi
aveva messa in guardia, mi aveva detto che non potevo fidarmi di
Jonathan. Lui sapeva di che razza di belva stavamo parlando.
«Ebbene, so che tu tieni a loro più della tua stessa vita. Se non farai
come ti ho detto, mia piccola Cathy, io e il resto dei miei... diciamo...
alleati, prenderemo le loro teste e ne faremo un falò. Cominceremo
da quel lurido schifoso di Tristan Von Schaden. E poi, me la
vedrò personalmente con il tuo tesorino, il tuo amato Konstantin.
Dopotutto, ho un conto in sospeso con lui e la sua amichetta bionda...»
Cercai di deglutire, ma mi accorsi di avere la gola totalmente
asciutta. Mi sentii mancare il respiro, la pressione mi si abbassava
secondo dopo secondo. Cercai di mettermi seduta sul letto sotto lo
sguardo feroce del mostro che avevo di fronte. Pensai alle sue parole
e mi sembrò di comprenderne appieno il significato solo in quel momento:
o mentivo alle persone a me care oppure loro sarebbero morte.
Ma se quella belva e il suo branco volevano fingersi nostri compagni,
allora era chiaro che avevano già un piano per annientarci. Valeva
davvero la pena mentire a Tristan e a Konstantin? Per cosa? Ci
avrebbero uccisi comunque...
«Noi vogliamo te, non loro», disse Jon all’improvviso, come se
mi avesse letto nel pensiero. «Non ce ne facciamo nulla di due suc-