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del fascicolo - Cedam

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FORME DEL PROCEDIMENTO<br />

E FUNZIONE DELLA PROVA<br />

(OTTANT’ANNI DOPO CHIOVENDA) (*)<br />

SOMMARIO: 1. Il saggio di Chiovenda. Titoli e contenuto – 2. Fortuna e sfortuna<br />

<strong>del</strong> teorema chiovendiano. – 3. Un’invenzione di Voltaire: il c.d. « sistema<br />

<strong>del</strong>la prova legale ». – 4. I presunti benefici <strong>del</strong>la « elioterapia processuale<br />

». – 5. Il progressivo allontanamento <strong>del</strong> giudice dalle fonti di prova. –<br />

6. La valutazione <strong>del</strong>le « prove lontane »: tipiche, atipiche e scientifiche. –<br />

7. I teorici <strong>del</strong> « ragionamento probatorio ». Il formaggio e i buchi. – 8. È<br />

possibile (e utile) insegnare ai giudici a ragionare? – 9. Forme <strong>del</strong> procedimento<br />

e funzione <strong>del</strong>la prova. Un « cattivo maestro »: Jeremy Bentham. –<br />

10. Valutazione <strong>del</strong>la prova nel processo orale e nel processo scritto. Vantaggi<br />

e rischi rispettivi <strong>del</strong> day in court e <strong>del</strong>la stagionatura dei fascicoli. –<br />

11. Fattori « non epistemici » nella disciplina <strong>del</strong>le prove. – 12. Raccolta e<br />

conservazione <strong>del</strong>le prove. Notai medioevali e tecnologia moderna.<br />

1. – Tutti i processualisti ricordano il saggio di Chiovenda, L’oralità e la<br />

prova, che apriva poco più di ottant’anni fa, nel 1924, il primo <strong>fascicolo</strong> <strong>del</strong>la<br />

Rivista di diritto processuale civile. Ripubblicandolo nel secondo volume dei<br />

Saggi, nel 1931, Chiovenda ne modificò il titolo, lasciando quello originario tra<br />

parentesi, e premettendovi Sul rapporto tra le forme <strong>del</strong> procedimento e la funzione<br />

<strong>del</strong>la prova: ove, nel contesto <strong>del</strong> suo discorso, per « forma <strong>del</strong> procedimento<br />

» deve intendersi anche il modo in cui è disciplinata la raccolta <strong>del</strong> mate-<br />

––––––––––––<br />

(*) Questo scritto riproduce, con varianti minime, una relazione svolta al Convegno<br />

Nazionale <strong>del</strong>la Associazione Italiana fra gli Studiosi <strong>del</strong> Processo Civile, tenutosi in Cagliari<br />

il 7-8 ottobre 2005.<br />

È d’uso, quando si pubblica una relazione congressuale, aggiungervi un corredo di<br />

note. Peraltro, in questo caso, l’estensione di un adeguato apparato bibliografico sarebbe<br />

largamente maggiore di quella <strong>del</strong> testo, e produrrebbe un numero complessivo di pagine<br />

incompatibile con gli attuali criteri editoriali <strong>del</strong>la Rivista. Preferisco dunque rinunciarvi,<br />

confidando che i lettori si accontentino dei riferimenti che già originariamente ho inserito<br />

nel testo, siccome indispensabili per lo svolgimento <strong>del</strong> discorso. Ad essi vorrei solo aggiungere<br />

ora la menzione di una recentissima monografia dove si esaminano analiticamente<br />

l’evoluzione e l’involuzione, nel nostro processo penale, di problematiche analoghe<br />

a quelle qui discusse: Daniela Chinnici, L’immediatezza nel processo penale, Milano,<br />

Giuffrè, 2005.

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