del fascicolo - Cedam

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RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE
Se, in base a quanto osservato, non è possibile individuare a livello normativo
una nozione comunitaria dei provvedimenti ex art. 24, occorre, tuttavia,
sottolineare come l’applicazione della norma convenzionale non possa essere
affidata al semplice rinvio alle norme di diritto interno. Come si è detto, infatti,
l’art. 24 risponde ad una ratio che ne impone una interpretazione restrittiva e
deve tener conto delle finalità complessive della Convenzione. Proprio queste
ragioni hanno indotto la Corte di Giustizia a delimitare il campo di applicazione
dell’art. 24, attraverso l’individuazione degli elementi strutturali e funzionali
che, al di là dei nomi e delle definizioni, devono contraddistinguere i provvedimenti
concedibili in base alla norma. Questa operazione è stata (ed è tuttora)
condotta dalla Corte selezionando e combinando, compatibilmente con la ratio
e le finalità dell’art. 24, i vari elementi che contraddistinguono i provvedimenti
« provvisori o cautelari » nei diversi ordinamenti comunitari. Altra, seppur connessa,
questione riguarda la possibilità di individuare, principalmente attraverso
l’attività interpretativa della Corte, una nozione uniforme comunitaria di provvedimento
ex art. 24, analogamente a quanto avvenuto, ad esempio, rispetto alla
nozione di litispendenza di cui all’art. 21 della Convenzione (8).
Quanto detto può forse meglio comprendersi analizzando alcune pronunce
della Corte. La prima decisione con cui la Corte di Giustizia definisce la
categoria dei provvedimenti di cui all’art. 24 è costituita dalla sentenza Rei-
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della norma che fa riferimento ai « provvedimenti provvisori e cautelari ». Quest’ultima
espressione compare, peraltro, anche nella relazione Jenard a commento della stessa disposizione.
Altri dati normativi sembrano però confermare il carattere non casuale dell’impiego
dell’espressione « provvedimenti provvisori o cautelari ». La disgiunzione
« o », innanzitutto, ricompare nella formulazione dell’art. 31, reg. 44/2001 e nell’art. 12,
reg. 1347/2000. Oltretutto, anche la formulazione di alcune versioni dell’art. 24 prevede
la possibilità di concedere, in base alla norma, provvedimenti provvisori privi di carattere
cautelare; si pensi ad esempio alla versione inglese su cui v. la nota precedente. In ogni
caso, a prescindere dal dato letterale, la stessa possibilità viene riconosciuta in dottrina.
Cfr., ad es., Merkt, Les mesures provisoires, loc. ult. cit.; Salerno, La giurisdizione cautelare,
cit., p. 209; Mari, Il diritto processuale civile, cit., p. 715.
(8) Esclude tale possibilità Consolo, Nuovi problemi, cit., p. 398. Contra Mari, Il
diritto processuale civile, cit., p. 716 e, in senso ancora più netto, Salerno, La Convenzione
di Bruxelles del 1968, cit., p. 112 e Merlin, Le misure provvisorie e cautelari, cit., p.
776, ove si fa esplicito riferimento alla possibilità di individuare una « nozione uniforme
» dei provvedimenti di cui all’art. 24. Il dibattito sulla nozione comunitaria di litispendenza
è molto ampio. Cfr., ex multis, Di Blase, Connessione e litispendenza nella
Convenzione di Bruxelles, Padova 1993, spec. p. 103 e ss.; Attardi, Litispendenza e oggetto
del processo nella Conv. Bruxelles, in Giur. it. 1995, p. 249 ss.; Marengo, La litispendenza
internazionale, Torino 2000, spec. p. 39 ss., ivi anche per riferimenti. Sul
punto, recentemente, Merlin, Art. 21 Conv. Bruxelles e compensazione: una battuta
d’arresto nella nozione comunitaria di litispendenza, in Int’lis 2004, p. 16 ss.