del fascicolo - Cedam

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RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE
4. – La dimostrazione della inconsistenza della ratio posta dalla Corte a
fondamento della regola enunciata nella sentenza che si annota costituisce
una prima valida ragione per interrogarsi sulla effettiva sussistenza di tale
regola.
Una ulteriore sollecitazione ad una riflessione in questa direzione viene dal
rilievo che se le cose stessero nei termini nei quali si è espressa la Corte, il nostro
ordinamento avrebbe disciplinato in modo diverso l’appello incidentale dal
ricorso incidentale in cassazione. Per il primo, infatti, l’art. 343, comma 2˚,
c.p.c. prevede espressamente che « se l’interesse a proporre l’appello incidentale
sorge dalla impugnazione proposta da altra parte che non sia l’appellante
principale, tale appello si propone nella prima udienza successiva alla proposizione
dell’impugnazione stessa » (8).
Un decisivo stimolo, infine, a rimeditare la questione viene dalla constatazione
che se fosse vera la regola enunciata dalla Corte la disciplina dei termini
del ricorso incidentale in cassazione, per tale profilo, sarebbe in conflitto con
una tra le esigenze che ispira la disciplina delle impugnazioni e che è all’origine
dell’istituto delle impugnazioni incidentali tardive. L’esigenza in questione è
quella di favorire l’accettazione della sentenza, scoraggiando la proposizione
delle impugnazioni di quelle parti che, seppure parzialmente soccombenti, sono
disposte ad accettare l’esito complessivo della controversia risultante dalla sentenza.
Com’è noto l’art. 334 c.p.c. assolve proprio a questa funzione impedendo
che la parte, disposta ad accettare la sentenza, si veda costretta ad impugnare il
capo che l’ha vista soccombere per non correre il rischio di ricevere l’impugnazione
della controparte sul capo che l’ha vista vincere nell’imminenza della
scadenza del termine per impugnare (9). L’istituto inoltre assolve ad una fun-
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(8) Su tale disposizione cfr. V. Andrioli, Commento al codice di procedura civile,
II, cit., p. 446 ss.; M. De Cristofaro, sub art. 334, in Codice di procedura civile commentato,
cit., p. 1689 ss., spec. p. 1694; R. Murra, sub art. 334, in Codice di procedura civile,
cit., p. 1389 s.; B. Sassani, sub art. 334, in C. Consolo, F.P. Luiso, B. Sassani, Commentario
alla riforma del processo civile, Milano 1996, p. 377 ss., spec. p. 379 ss.; E. Silvestri,
sub art. 334, in Commentario breve al codice di procedura civile, cit., p. 1030 ss.,
spec. p. 1033; G. Tarzia, Lineamenti del processo civile di cognizione, 2 a ed., Milano
2002, p. 305 ss.
(9) Cfr. A. Cerino Canova, Fermenti di novità riguardo all’impugnazione incidentale
tardiva, in Giur. it. 1983, I, c. 295 ss., spec. c. 305; A. Cerino Canova, C. Consolo,
Impugnazioni: I) Diritto processuale civile, in Enc. giur., XVI, Roma 1993, n. 5.5; S.
Chiarloni, L’impugnazione incidentale nel processo civile, Milano 1969, p. 18 s.; A.
Chizzini, « Revirement » della giurisprudenza in tema di impugnazioni incidentali tardive,
in Giur. it. 1989, I, 1, c. 1135 ss.; Id., Ancora sui limiti di applicazione incidentale
tardiva: la decisione delle Sezioni Unite, in Giur. it. 1990, I, 1, c. 391 ss., spec. c. 395 s.;
C. Consolo, Le impugnazioni delle sentenze, Padova 2004, p. 34; B. Gambineri, Orientamenti
e disorientamenti giurisprudenziali in tema di limitazioni soggettive alla impu-