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del fascicolo - Cedam

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670<br />

RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE<br />

rispetto alle ordinanze arbitrali. Tale indagine riveste un’importanza centrale,<br />

dal momento in cui solo ad un atto dotato <strong>del</strong> carattere di sentenza può essere<br />

applicata la disciplina prevista dal codice di rito, tra cui, in particolare, la concessione<br />

<strong>del</strong> provvedimento di exequatur e l’assoggettamento alle impugnazioni<br />

di cui agli artt. 1482 ss.<br />

Successivamente ci soffermeremo sull’analisi degli effetti che la decisione<br />

è, di per sé, idonea a produrre (2). La sentenza arbitrale « dessaisit l’arbitre de<br />

la contestation qu’elle tranche » (art. 1475) e « a, dès qu’elle est rendue,<br />

l’autorité de la chose jugée relativement à la contestation qu’elle tranche » (art.<br />

1476). Oltre agli effetti naturali espressamente previsti dalla legge, si ritiene che<br />

l’atto in esame ne produca ulteriori: l’opposabilité nei confronti dei terzi, la force<br />

probante e gli effetti ricollegati alle décisions de justice. Altri effetti derivano<br />

dalla concessione <strong>del</strong>l’ordinanza di exequatur: la possibilità di procedere a<br />

esecuzione forzata e di far decorrere il termine breve per l’esercizio <strong>del</strong>l’impugnazione<br />

ordinaria.<br />

2. – Né il codice di rito francese, né le convenzioni internazionali in materia<br />

danno una definizione di sentenza arbitrale, affidando all’interprete il relativo<br />

compito. A tali fini, in primo luogo, è necessario stabilire la linea di confine<br />

tra la sentenza arbitrale e gli atti emanati da un terzo a conclusione dei procedimenti<br />

affini all’arbitrato (arbitraggio, expertise e conciliazione).<br />

Preliminarmente, è necessario ribadire che per qualificare un determinato<br />

atto come sentenza arbitrale, è ininfluente il rispetto dei requisiti stabiliti dalla<br />

legge ai fini <strong>del</strong>la sua validità. Dunque, una sentenza arbitrale sarà tale, nonostante<br />

violi le prescrizioni indicate dalla legge, essendo questo un problema relativo<br />

all’annullamento e non alla qualificazione <strong>del</strong>l’atto (3). Né potrà avere<br />

––––––––––––<br />

(2) Sulla scia <strong>del</strong>la distinzione fatta in relazione al lodo rituale italiano da C. Punzi,<br />

Disegno sistematico <strong>del</strong>l’arbitrato, Padova 2000, vol. II, p. 76 ss., chiameremo gli effetti<br />

prodotti dalla sentenza arbitrale, indipendentemente dall’exequatur, come effetti naturali.<br />

(3) Questa precisazione si impone, in quanto alcune decisioni hanno negato il carattere<br />

di sentenza arbitrale ad alcuni atti per la mancanza dei requisiti imposti dalla legge.<br />

Così, infatti: App. Paris, 18 février 1986, in Revue de l’arbitrage 1990, p. 727, con<br />

nota critica di C. Jarrosson, secondo cui non può costituire una sentenza arbitrale un documento<br />

« ne comportant aucune signature ni aucune date »; App. Paris, 26 mai 1987,<br />

ivi 1987, p. 509, con nota di C. Jarrosson, secondo cui è un rapporto di expertise, e non<br />

può ricevere la qualificazione di sentenza arbitrale, la decisione di un terzo, che non contiene<br />

« un exposé succinct des prétentions respectives des parties et de leurs moyens »;<br />

App. Paris, 21 novembre 1991, ivi 1992, p. 494, con nota di M.-C. Rondeau-Rivier, che<br />

ha negato il carattere di sentenza arbitrale ad un atto che non presentava « les indications<br />

indispensables à son identification », e la cui traduzione era equivoca. Per la critica a tali<br />

decisioni si veda: C. Jarrosson, Les frontières de l’arbitrage, in Revue de l’arbitrage<br />

2001, p. 5 ss., spec. pp. 22-23; P. Fouchard, E. Gaillard, B. Goldman, Traité de<br />

l’arbitrage commercial international, Paris 1996, p. 750; A. Carlevaris, La qualificazione

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