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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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L’errore «sessualità» nel Simposio di Platone 133<br />

Zeus ricorre a un provvedimento correttivo: trasporta gli organi <strong>del</strong><br />

sesso sul davanti, mentre prima erano rimasti sulla parte esterna, in<br />

modo tale che se l’amplesso fosse avvenuto fra un uomo e una<br />

donna, si sarebbero avute procreazione e riproduzione <strong>del</strong>la stirpe.<br />

Un sistema più sicuro ed efficiente di quello precedente, secondo il<br />

quale, a detta di Aristofane, gli uomini non generavano fra loro,<br />

ma per terra, come le cicale.<br />

Nel mito aristofaneo degli uomini divisi in due − degli uominisogliola,<br />

di cui una metà è il συµβολον, cioè la contromarca,<br />

<strong>del</strong>l’altro, e secondo il quale la tendenza cogente a ricostruire<br />

l’intero, in quanto canalizzata per così dire dai sessi, si chiama e è<br />

Eros − si dà conto anche <strong>del</strong>la dualità <strong>del</strong>la tendenza etero e<br />

monosessuale, che porta ad accoppiarsi a seconda<br />

<strong>del</strong>l’appartenenza al ceppo di uno dei tre generi: uomo con donna,<br />

donna con donna e uomo con uomo. Anche l’Aristofane platonico<br />

privilegia quest’ultimo legame come il più degno e migliore: a<br />

esso appartengono gli individui che discendono dal prototipo<br />

esclusivamente maschile, l’uomo sferico con due sessi maschili.<br />

La loro eccellenza è inoltre sancita e confermata dal fatto che, non<br />

curanti di nozze e procreazione di figli, costretti a farlo soltanto<br />

eventualmente per obbligo di legge, null’altro curano e a null’altro<br />

si dedicano nell’età adulta se non all’attività politica. Essi<br />

soprattutto desiderano stare insieme tutta la vita in una compagnia<br />

assidua e ininterrotta, tale che ai due, a ciascuno dei due, ne sfugge<br />

la ragione pur non riuscendo a fare a meno l’uno <strong>del</strong>l’altro, a meno<br />

che non glielo suggerisca un dio.<br />

Aristofane conclude dicendo che se il dio Efesto in persona, il<br />

dio fabbro, maestro nell’uso <strong>del</strong> fuoco, si presentasse a una coppia<br />

di uomini innamorati con i suoi arnesi e domandasse se la loro<br />

volontà e la loro tendenza, di cui pure non sanno ben riconoscere<br />

l’oggetto, è la fusione, essere resi da due uno, essi troverebbero in<br />

questa domanda la loro risposta. Riconoscerebbero inoltre che<br />

Eros, che li spinge l’uno verso l’altro, è questo desiderio<br />

<strong>del</strong>l’intero e che egli è un dio soccorritore e medico – ecco gli

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