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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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224<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

coppia infantile-adulto, sotto l’apparenza di farne la coppia di una<br />

opposizione, ne fa invece la coppia di una confusione sino ad<br />

attribuire all’infanzia ciò che è una possibilità patologica<br />

<strong>del</strong>l’adulto, salvo ricaduta nefasta sull’infanzia stessa. Di tale<br />

attitudine confusiva <strong>del</strong>la banalizzazione dà conto la trattazione di<br />

questo concetto in Lexikon, in cui si documentano le distorsioni<br />

banalizzanti <strong>del</strong>la psicoanalisi, non a caso nella nostra cultura, uno<br />

dei bersagli elettivi <strong>del</strong>le insidie banalizzatrici. In particolare vi<br />

sono indicate le connotazioni banalizzanti <strong>del</strong>le trattazioni in voga<br />

circa i meccanismi di difesa. Sul finire sono inoltre portati altri<br />

esempi di banalizzazione e manomissione di scoperte freudiane, tra<br />

cui quello <strong>del</strong>l’antitesi infantile-adulto. 284 Concludo leggendo<br />

proprio gli ultimi passi <strong>del</strong>la voce di Lexikon:<br />

Gli esempi di banalizzazione nei confronti <strong>del</strong>le scoperte<br />

freudiane sono numerosi: dallo pseudo riconoscimento <strong>del</strong>la<br />

sessualità infantile nel disconoscimento <strong>del</strong>la sua razionalità;<br />

(teorie infantili come teorie in ordine a una pratica) [è questo a<br />

essere disconosciuto]; alla coppia di termini opposti infantileadulto,<br />

con disconoscimento <strong>del</strong> fatto che l’infantilismo è una<br />

qualità solo adulta, non infantile, se non nella misura in cui il<br />

bambino è contaminato dall’infantilismo adulto; alla riduzione<br />

psicogenetica <strong>del</strong>l’inconscio [cioè <strong>del</strong>la competenza elaborante<br />

284 GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> commenta: «È nella facoltà intellettuale <strong>del</strong> bambino lo<br />

svolgere queste considerazioni fino a esprimerle a voce alta. La critica precisa<br />

<strong>del</strong>l’infantilismo è stata fatta dal bambino di quattro anni il giorno in cui, non arrabbiato<br />

ma seccato, ha detto: “Non mi piace fare il bambino”.<br />

L’inferno sarà lastricato di psicologi che, come tutti sanno, sono animati da buone<br />

intenzioni. Per questo sono una catastrofe: la psicologia è il mondo <strong>del</strong>le buone<br />

intenzioni, come ci fanno vedere certi cognitivisti in cui traspaiono le cattive intenzioni<br />

coscienti. Lo psicologo direbbe: «Sarà anche vero che quel bambino ha davvero detto<br />

così e che dunque non sia solo il caso <strong>del</strong> bambino intelligentino che ha <strong>del</strong>le trovate che<br />

fanno sorridere gli adulti. Però si tratta di quel bambino, portami almeno numeri statistici<br />

riguardo alla totalità <strong>del</strong>la popolazione infantile, magari per fasce d’età». In questo invito<br />

lo psicologo è un nemico. Nel suo proporsi nel caramello, è assolutamente male<br />

intenzionato perché va contro la benefica verità che se un bambino ha potuto pensare e<br />

dire questo, lo possono tutti. È una verità psicologica: se uno, allora tutti, l’universo. In<br />

un esempio come questo, risulta in modo vistoso che cosa sia la nostra psicologia».

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