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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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<strong>Pensiero</strong> 19<br />

essere stato un amante per pensare l’amore. Quale amante? Un<br />

amante <strong>del</strong> mio pensiero, cioè <strong>del</strong> mio beneficio.<br />

Il nesso tra pensiero e parola<br />

Il momento in cui il pensiero comincia ad ammalarsi<br />

corrisponde al momento in cui il bambino comincia a parlare, vale<br />

a dire, al più tardi, a tre anni. Il bambino non riproduce<br />

ecolalicamente frasi fatte, ma parla con frasi compiute: soggetto,<br />

verbo, predicato, è inventivo e usa la parola per il rapporto:<br />

basterebbe questo per concludere che deve avere già pensato e che<br />

il pensiero, se a tre anni è già costituito, a cinque anni è costituito<br />

in tutte le sue parti.<br />

Al bambino fa piacere parlare: sa che dall’altro ottiene un<br />

arricchimento. Quando inizia a parlare usa i suoi pensieri come<br />

iniziativa per ottenere l’interessamento <strong>del</strong>l’altro. Ma quando il<br />

suo pensiero viene rifiutato, anzi quando addirittura il pensiero <strong>del</strong><br />

beneficio è contraddetto e costituisce un’obiezione, tremano le<br />

fondamenta stesse <strong>del</strong> pensiero e il bambino non è in grado di<br />

cogliere l’inganno. L’errore che il bambino non sa cogliere, pur<br />

non essendo un errore di logica, si presenta come tale. I pensieri<br />

dei bambini vengono inizialmente trattati benevolmente, ma<br />

Giacomo Contri già diceva che esiste un modo benevolo che può<br />

offendere e ammalare. Dall’iniziale benevolenza sorridente e<br />

accondiscendente nei confronti <strong>del</strong>l’ingenuità <strong>del</strong> bambino, si può<br />

giungere all’interruzione sprezzante: «Tu non pensi», «Quello che<br />

pensi, è vano» o addirittura: «Sei vanitoso». 35<br />

35 GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong>, intervenendo nuovamente, osserva: «Il bambino ingiuriato<br />

come vanitoso, in fondo sta obbedendo alla indicazione <strong>del</strong> Vangelo: “Siate pronti” e<br />

quindi sta facendo la cosa migliore che possa fare ovvero sta avendo cura, con il suo<br />

pensiero, <strong>del</strong> suo aspetto allo scopo di piacere all’altro. La frase, deformando e<br />

rinnegando questa verità osservativa, condanna il rapporto stesso».

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