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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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46<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

soggetto e oggetto. Tale originario atto intenzionale può articolarsi<br />

in diversi modi di essere, ma si tratta appunto di modi di essere e,<br />

in quanto dati, non sottoponibili ad alcuna critica. Nel soggetto ci<br />

sarebbe un originario «riferirsi a…», un «tendere in…», ma<br />

appunto dato originariamente. 86<br />

È evidente che in questo modo di pensare si pone la questione<br />

<strong>del</strong>la ragione <strong>del</strong> movimento e <strong>del</strong>l’agire, che precede l’agire<br />

stesso. Ma nel porre la questione, si finisce poi con il negarla: se la<br />

relazione è data originariamente, non c’è poi nessuna necessità di<br />

elaborare la forma di questa relazione. Mi sembra quindi che nel<br />

caso <strong>del</strong>la Psicologia <strong>del</strong>l’Atto, la distinzione azione-atto sia in<br />

fondo una pseudodistinzione: in pratica c’è solo azione e va da sé<br />

che ci sia azione. Mi sembra che un’impostazione di questo tipo<br />

abbia una valenza decisamente reazionaria e statica. Sostenere che<br />

l’apertura verso l’oggetto è data originariamente e che al massimo<br />

vi sono modi diversi di riferirvisi, equivale a dire: «Ognuno resti<br />

dov’è e non faccia tante storie». Solo se la relazione con l’oggetto<br />

– e dunque anche con la persona: objectum significa «messo di<br />

fronte» – non è originaria, si pone un problema e si pone il<br />

problema <strong>del</strong>la forma di questo rapporto. 87 L’analisi dimostra che<br />

la teoria <strong>del</strong>la spontaneità è propria <strong>del</strong> nevrotico, il quale ritiene<br />

che sarà guarito o normale quando riuscirà a essere spontaneo e a<br />

praticare la relazione senza doverci pensare, in quanto questo<br />

sarebbe ciò che accade all’origine.<br />

Non ho potuto fare a meno di pensare che sia proprio l’odio <strong>del</strong><br />

giudizio, e quindi l’odio <strong>del</strong> pensiero, a sottostare a questo tipo di<br />

approccio, che non per niente si intreccia con posizioni politiche<br />

molto reazionarie. Assumendo la definizione di invidia suggerita<br />

da Giacomo Contri la volta scorsa – oggetto <strong>del</strong>l’invidia è il<br />

desiderio di profitto <strong>del</strong>l’altro – possiamo anche dire che questo<br />

86<br />

GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> interviene per ricordare che l’apertura all’oggetto non è<br />

originaria, ma deve essere posta.<br />

87<br />

GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> commenta: «Anche la psicologia che si occupa <strong>del</strong> bambino,<br />

piuttosto che riconoscere che il bambino è positivo di norme, anzi è il primo positivo di<br />

norme, interpreta “la bella spontaneità infantile” come apertura originaria all’oggetto».

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