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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Psicopatologia - Psicologia 61<br />

forme in cui esso ha veste di ufficialità, e pertanto: discorso<br />

scientifico, discorso dominante, discorso dei mass media.<br />

Nel caso rappresentato dall’altro perverso, la menzogna dolosa,<br />

affermata da questi, sulla veridicità <strong>del</strong> proprio principio di<br />

piacere, va intesa nella sua potenza corruttrice, perché non è una<br />

menzogna inane (come più frequentemente nel caso <strong>del</strong> nevrotico<br />

o <strong>del</strong>lo psicotico), ma è una menzogna «armata», frutto di una<br />

scelta non sempre solo implicita, spesso intellettualmente<br />

formalizzata in modo adeguato e seducente nella sua freddezza. In<br />

forza di essa, essendo sostituito l’oggetto al soggetto, si corrompe<br />

alla radice il significato stesso <strong>del</strong> concetto di relazione.<br />

Anche l’elaborazione freudiana 105 esclude che la patologia nonclinica<br />

sia producibile attraverso i soli due tempi necessari allo<br />

stabilirsi <strong>del</strong>la patologia clinica. Il passaggio alla perversione<br />

necessita di un terzo tempo che in alcun modo può essere<br />

considerato un passaggio necessario. Si tratta <strong>del</strong> terzo tempo<br />

costituito dalla costruzione di una teoria che permette,<br />

illusoriamente, al soggetto di «fare a meno <strong>del</strong>la relazione»; teoria<br />

in opposizione frontale non a «quella» relazione particolare con<br />

«quel» partner patogeno (questo è il giudizio), ma in opposizione a<br />

ogni partner in quanto non riconosce lo statuto di partner<br />

consistente nella facoltà di giudicare l’offerta ricevuta. Quando il<br />

rigetto <strong>del</strong>la relazione viene raggiunto quasi senza parere,<br />

attraverso il declassamento di ogni altro a oggetto, quando viene<br />

raggiunto nei modi sottili e formalmente eleganti <strong>del</strong>la civiltà<br />

(oggi, più che in altri tempi, abbiamo frequenti occasioni di<br />

osservarlo), allora abbiamo la forma più compiuta di ciò che<br />

intendiamo per «psicopatologia non-clinica». 106<br />

105 Mi riferisco in particolar modo allo scritto <strong>del</strong> 1924, dal titolo La perdita <strong>del</strong>la<br />

realtà nella nevrosi e nella psicosi (in Opere, Boringhieri, Torino 1978, vol. X, pp. 39-<br />

48). 106 Per esempio, uno dei modi sottili e formalmente eleganti <strong>del</strong>la civiltà è il modo di<br />

produzione letterario, i cui risultati possono avvicinarsi al limite <strong>del</strong>la psicopatologia<br />

non-clinica compiuta, limite raggiungibile solo asintoticamente dal soggetto reale.

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