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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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252<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

disorientamento. Si badi che nella mia frase, non c’è nessun<br />

segnale linguistico che la impedisca, eppure non posso<br />

pronunciarla: in questo caso, non c’è rispetto fra la mia posizione<br />

davanti al dictum e ciò che dico, tra il mio essere e il mio dire. 326<br />

Concludo con una domanda: esiste davvero il non-senso o<br />

l’uomo è inevitabilmente sensato? Può tacere finché vuole, ma è<br />

condannato a dire, a porsi, ad avere senso. Noi linguisti, noi esseri<br />

un po’ strani e sofisticati, che invece di parlare in pace stiamo<br />

anche ad ascoltarci e ascoltiamo gli altri non per ascoltarli, ma per<br />

capire come fanno a dire, abbiamo colto alcuni aspetti di quel<br />

quesito. Sappiamo che, quando abbiamo da dire qualcosa che le<br />

parole non riescono a dire, nel linguaggio si creano <strong>del</strong>le strutture<br />

incongrue. Perché fra me e la tradizione, fra me e la langue, c’è<br />

una continua negoziazione in rapporto all’esperienza che incontro;<br />

il parlare non è un mettere in scena, ma un servirsi <strong>del</strong>lo strumento,<br />

avendo un tertium: la realtà, l’esperienza che facciamo. Nell’atto<br />

linguistico si verifica quindi un continuo testualizzare, un continuo<br />

ripattuire il nesso con il codice. Già i medievali parlavano di<br />

eccedenza di senso e Ruggero Bacone osservava che nella<br />

comunicazione si crea un’incongruità che noi possiamo descrivere<br />

come consistente nel mettere al posto di X qualcosa che non ha i<br />

tratti che X prevede (per esempio «microfono» invece che<br />

«libro»). L’incongruità non è una semplice rottura <strong>del</strong>l’incastro,<br />

ma una mancanza di rispetto. La sola ragione che permette a chi<br />

parla di infrangere il rapporto con il codice è l’eccedenza di senso:<br />

il locutore deve voler dire qualcosa che il codice non lo aiutava a<br />

dire o che non gli permetteva di dire. Allora si può dire che: «Lo<br />

scanner legge un testo» oppure che «Word 6 legge Word 2, ma<br />

Word 2 non legge Word 6». In questo modo si possono ottenere<br />

326 È una strana figura quella <strong>del</strong> connettivo, al solito me ne accorgo quando lo<br />

infrango. Supponiamo che io dica: «Mio figlio non guida: ha cinque anni», ciò che segue<br />

è spiegazione di ciò che ho detto. Potrei dire però: «Mio figlio non guida: devo guidare<br />

io»: è tutt’altro connettivo. Con le stesse parole ho messo in gioco tutt’altro. Se dicessi:<br />

«Mio figlio non guida: è sposato», sboccherei in un non-senso.

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