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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Psicopatologia - Psicologia 59<br />

Posto in questi termini, si potrebbe dire che il rapporto tra<br />

malattia clinica e psicopatologia non-clinica (ovvero tra patologia<br />

con sintomi e patologia senza sintomi) risulta paradossale, in<br />

quanto, concernendo il soggetto in quanto tale, concerne in ugual<br />

modo pazienti e curanti, con la conseguenza che il vantaggio etico,<br />

per così dire, starebbe addirittura dalla parte <strong>del</strong> malato, in quanto<br />

più evidentemente la malattia si manifesta così a corto di risorse da<br />

difettare <strong>del</strong>la possibilità di dare copertura completa, senza scarti o<br />

residui, a teorie autogiustificatorie <strong>del</strong>la propria condizione, la<br />

quale, per definizione (in quanto malattia e fino a quando rimane<br />

malattia clinica), risulta confinata nella sfera personale e accusa<br />

apertamente il colpo <strong>del</strong>la propria inconclusività teorica.<br />

L’occasione che la patologia clinica fornisce, in forza <strong>del</strong>la quale<br />

possiamo affermare di considerare a buon diritto la malattia, pur<br />

distinta, dallo stesso lato <strong>del</strong>la normalità, è vantaggiosa nel solo<br />

fatto che obbliga il soggetto, quando parla dei propri sintomi, a<br />

parlare in quanto caso personale, particolare, in una parola: da<br />

soggetto che cerca ri-soluzione al proprio problema particolare,<br />

soggettivo.<br />

Dal punto di vista etico, la posizione <strong>del</strong> curante è,<br />

paradossalmente, più fragile e <strong>del</strong>icata, anche per gli effetti sociali<br />

comportati dall’esercitare la professione. Questi può superare la<br />

malattia fissandone il contenuto teorico nelle forme sublimate, e<br />

pertanto condivisibili socialmente, proprie <strong>del</strong>le elaborazioni<br />

culturali. Questo è il cammino <strong>del</strong>la perversione, in particolare, e<br />

di altre forme, come per esempio <strong>del</strong>la querulomania o <strong>del</strong>la<br />

melanconia: forme che sempre meno si presentano come malattie e<br />

sempre più vengono considerate «modi <strong>del</strong>l’esistenza», fino al<br />

punto di scomparire dalle classificazioni nosografiche attuali. La<br />

cultura personale e politica dei nostri tempi, ma anche quella<br />

scientifica che può infettare il terapeuta, offre molti esempi di<br />

narcotizzazione <strong>del</strong> giudizio distintivo tra ciò che va bene e ciò che<br />

non va bene e di trasformazione, sul nascere, <strong>del</strong>la malattia clinica

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