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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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«Università». Ri-capitolare<br />

attraverso ipotesi costruite e funzionamenti organizzati, che<br />

opererebbero dando senso al caotico disordine dei dati.<br />

L’unica esperienza che assume veramente il senso di sviluppo,<br />

come svolgimento e non come cambiamento o comparsa di<br />

qualcosa che prima non c’era, è il linguaggio. Si tratta di quella<br />

facoltà <strong>del</strong> bambino per cui è giusto ammettere che esiste un senso<br />

progressivo decidibile dal bambino stesso, non metaforico e non<br />

soggetto a cambiamenti o a rotture di continuità. Il linguaggio,<br />

ponendosi nello stesso punto rispetto al pensiero, è quella facoltà<br />

per cui si può dire che per il bambino il mondo e gli eventi sono<br />

qualcosa su cui è possibile inserirsi senza fratture. La<br />

considerazione <strong>del</strong>l’esperienza <strong>del</strong> linguaggio come un fatto<br />

iniziale <strong>del</strong> bambino contrasta con l’idea che vi sia un messaggio<br />

originale e quella correlata di radici ontologiche <strong>del</strong> bambino.<br />

Al rapporto <strong>del</strong> bambino con l’altro bisogna togliere il<br />

connotato <strong>del</strong>l’altro come sconosciuto e che resta sconosciuto o<br />

misterioso al bambino, finché non abbia raggiunto un sufficiente<br />

sviluppo. In realtà l’altro non è mai qualcosa che il bambino<br />

ricostruisce dopo che inizialmente lo ha esperito come un<br />

complesso oscuro a cui attribuisce in seguito frammenti di<br />

immagini in un continuo caotico.<br />

Le interazioni reali non sono preliminarmente interazioni<br />

consolatorie che portano il bambino a una augurabile<br />

identificazione con la madre. Il rapporto non è un processo di<br />

legame che il bambino costruisce per trasmissione dalla madre, il<br />

cui destino, quindi, è quello di essere difensivamente distrutto.<br />

Esso è, piuttosto, l’espressione stessa non <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong><br />

bambino, ma <strong>del</strong> suo pensare: è risposta all’altro, è atto, non<br />

generica possibilità; è punto di partenza e non di arrivo.

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