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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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18<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

«beneficio» sono sinonimi. Benché il pensiero iniziale sia incapace<br />

di difendersi dalla corruzione arrecata da altri, non di meno il<br />

lavoro intellettuale (il lavoro di pensiero) è fin dall’inizio maturo<br />

(compiuto): nel suo moto riguarda tanto questioni <strong>del</strong>la vita,<br />

quanto questioni <strong>del</strong>l’universo.<br />

Crisi e malattia coincidono, perché nel momento in cui il<br />

pensiero – incapace di difendersi – viene ammalato (crisi), non si<br />

trasforma: è in crisi, e questo corrisponde alla malattia. 32 Dopo che<br />

il pensiero è stato ammalato, il soggetto costruisce attivamente<br />

malattia, sulla base <strong>del</strong> disconoscimento <strong>del</strong>l’errore. Non di meno<br />

il pensiero opera al fine di non perdere l’altro, ma resta<br />

inconcludente, limitato nelle sue possibilità, anzi fissato a un tema<br />

unico su cui arranca e si arresta per il disconoscimento <strong>del</strong>l’errore,<br />

così che l’attività di pensiero aumenta e contemporaneamente si<br />

limita: 33 si pensa troppo, ma in realtà questa attività non costituisce<br />

pensare; c’è molta attività di pensiero, ci sono molti pensieri, ma<br />

non c’è pensiero.<br />

Nella guarigione il pensiero è diverso dal primo pensiero: non si<br />

tratta semplicemente <strong>del</strong>la ripresa di ciò che era venuto meno per<br />

mancanza di capacità di difesa, ma si tratta di una scoperta: nella<br />

guarigione avviene qualcosa di impensabile fino a quel momento.<br />

Per questo diciamo che la crisi è un momento felice, è una buona<br />

occasione che si trasforma in beneficio. 34 Ciò che diventa<br />

pensabile è l’amore. Non perché nel bambino normale il primo<br />

pensiero non sia amoroso, ma il bambino non ha bisogno di<br />

pensarlo. O meglio: comincia a pensarlo, essendo insoddisfatto, e<br />

quando comincia a pensarlo può venire contraddetto. Ci deve<br />

32<br />

GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> prende la parola e precisa che, a suo avviso: «La malattia<br />

inizia nel momento in cui l’errore, segnalato dall’angoscia, è disconosciuto. Pertanto crisi<br />

e malattia coincidono nel caso in cui l’errore venga negato e disconosciuto, anziché<br />

conosciuto».<br />

33<br />

Se il pensiero si posasse su un tema unico, invece che affaticarsi, permetterebbe la<br />

conversione.<br />

34<br />

GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> aggiunge: «C’è tanto felix culpa quanto felix error. Che<br />

l’error diventi felix dipende da noi».

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