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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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228<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

Oggi, con più chiarezza, definiamo il «lavoro <strong>del</strong>l’inconscio»<br />

come elaborazione di un diritto individuale, di un pensiero di<br />

natura, di una norma individuale che mira a ricreare le condizioni,<br />

date in partenza, <strong>del</strong>l’investimento da parte di un altro. Ovvero la<br />

ricerca <strong>del</strong>le condizioni alle quali l’altro abbia voglia di investire il<br />

soggetto come partner, ossia come domandante – e la domanda è<br />

lavoro – la sua offerta a partire dal giudizio di gradimento ossia<br />

dalla previsione di un profitto per sé. Diversamente, e senza<br />

possibili alternative, il soggetto non può che essere investito come<br />

schiavo: siamo nella perversione.<br />

Nel Lexikon si dice però che il lavoro <strong>del</strong>la perversione sarebbe<br />

destitutivo e sostitutivo <strong>del</strong> lavoro <strong>del</strong>l’inconscio. Credo che su<br />

questo punto si siano fatti dei passi avanti: non è vero che il lavoro<br />

<strong>del</strong>l’inconscio − produttivo di una norma pacifica di investimento<br />

<strong>del</strong> soggetto come partner − una volta fatto, possa essere disfatto.<br />

Una volta che questa norma sia stata posta, non può essere disfatta<br />

né sostituita. Da questo punto di vista, non si può dire che la<br />

perversione sia un errore; essa è piuttosto un <strong>del</strong>itto, e per di più un<br />

<strong>del</strong>itto che non riesce, in quanto mira a una cosa in sé<br />

contraddittoria: non vuole disfare l’inconscio, che equivarrebbe al<br />

ritorno alla condizione animale (è il tema <strong>del</strong>la regressione che già<br />

altre volte abbiamo trattato), ma, poiché annulla la distinzione dei<br />

posti Soggetto e Altro come ambedue soggetti alla legge <strong>del</strong><br />

profitto, vuole che l’altro voglia senza dover passare dal suscitare<br />

la sua voglia, ossia la sua previsione di profitto; vuole dunque che<br />

sia volente-nolente, abbia voglia contro-voglia. Lo vuole dunque<br />

liberamente schiavo. 289<br />

La violenza dunque non è <strong>del</strong>l’animale, ma è l’investitura<br />

pretesa, in sostituzione alla libera investitura. È un tentativo di<br />

scorciatoia, di indebita semplificazione, di costruzione di un<br />

289 È la difficoltà in cui peraltro si trova qualsiasi nevrotico, che, per potersi dire<br />

sicuro, vuole l’altro liberamente schiavo. È il tema anzitutto platonico <strong>del</strong>la «servitù<br />

volontaria» [si veda in questo volume la lezione <strong>del</strong> Corso <strong>del</strong> 24 febbraio 1996 dal titolo<br />

Guerra e pace].

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