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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Conversazione 285<br />

che è già chiaro. Attualmente, molto <strong>del</strong> lavoro di coloro che si<br />

occupano di bambini è inutile. Non dico dannoso, ma inutile, in<br />

quanto si propone di porre spiegazioni attorno a fatti che non ne<br />

necessitano. 362<br />

Ambrogio Ballabio<br />

Da anni affermiamo che il primo giudizio riguarda la<br />

soddisfazione 363 e ora anche Cristina Musetti confermava che il<br />

bambino è dotato di un criterio di giudizio. Un passaggio <strong>del</strong>la sua<br />

relazione verteva inoltre sulla questione <strong>del</strong> vero e <strong>del</strong> falso, così<br />

come si pone nel momento <strong>del</strong>l’accesso al linguaggio. Anche tale<br />

questione è connessa al tema <strong>del</strong> giudizio, che non a caso negli<br />

ultimi decenni è stato escluso dalle teorie psicopatologiche<br />

correnti. 364 Mi interesserebbe sapere se, nella recente letteratura<br />

che si occupa di psicologia infantile, esiste qualcosa che possa<br />

confrontarsi con il tema <strong>del</strong> «giudizio» e <strong>del</strong>la «difesa».<br />

A me risulta evidente che il bambino è giudicante non solo<br />

perché – non dormendo – sottolinea che la relazione sta andando<br />

male, ma anche perché molte volte è perfettamente in grado di<br />

giudicare l’insoddisfazione <strong>del</strong>l’adulto allo stesso modo<br />

<strong>del</strong>l’interpretazione analitica. Può essere utile l’esempio di una<br />

signora che mi parla spesso <strong>del</strong>la figlia maggiore, per esporre una<br />

serie di preoccupazioni che riguardano «cosa succede nella<br />

separazione» o «come fare a proteggere la bambina». Stimolata da<br />

362 Ciò comporta anche perdite di tempo veramente criminose. Per esempio, un<br />

bambino che ha paura, dovrà essere visto dieci volte per arrivare a stabilire di che cosa ha<br />

paura e secondariamente per valutare se è possibile che la paura derivi da qualche motivo<br />

interno, mentre non ci si cura di conoscere la madre. Il bambino verrà curato<br />

nell’assoluta oscurità sia di quello che ha sia <strong>del</strong>la ragione per cui lo ha.<br />

363 Nel lessico di Freud questo concetto si esprime come differenza fra piacere e<br />

dispiacere: se uno non distingue fra piacere e dispiacere non può sapere cos’è la<br />

soddisfazione.<br />

364 Cristina Musetti ha fornito l’esempio di ricerche condotte per trovare spiegazioni<br />

superflue: ciò è la conseguenza <strong>del</strong> fatto che non ci si interroga più su come si forma un<br />

giudizio. In assenza <strong>del</strong> giudizio, le spiegazioni non basteranno mai.

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