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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Diritto, I 39<br />

Il senso di questa lista è di arrivare alla definizione (l’unica che<br />

sappia rendere conto e includerne ogni altra) <strong>del</strong> diritto/diritti come<br />

trattamenti <strong>del</strong> corpo umano. Se mi limitassi a dirvi che il diritto<br />

naturale (la clessidra o la formula <strong>del</strong>la legge) è trattamento <strong>del</strong><br />

corpo umano, ciò apparirebbe come qualcosa di già detto e<br />

facilmente riproponibile in questo momento. Ma voglio arrivare a<br />

parlare <strong>del</strong> diritto <strong>del</strong>lo Stato come trattamento <strong>del</strong> corpo umano. 76<br />

Dobbiamo a Freud, che per questo chiamiamo «amico <strong>del</strong><br />

pensiero», il passaggio necessario ad avvicinarsi un po’ di più<br />

all’idea di diritto/diritti come trattamento <strong>del</strong> corpo. 77 Tale<br />

passaggio consiste nell’osservare che il corpo umano non ha<br />

alcuna legge di moto precostituita: ha il privilegio negativo di non<br />

essere dotato ab initio di una propria legge di moto, ossia di<br />

«vita», 78 così come non ha quella dotazione di leggi proprie che,<br />

con parole tradizionali, si chiamano istinti.<br />

La conseguenza <strong>del</strong> fatto che l’uomo è privo di istinti −<br />

alimentari, sessuali, di sopravvivenza individuale e <strong>del</strong>la specie − è<br />

immensa, perché in questa assenza di leggi già date risiede la<br />

ragione d’essere – non: necessità – <strong>del</strong> pensiero. Il pensiero<br />

individuale provvede all’assenza radicale di istinti attraverso la<br />

costituzione di una legge <strong>del</strong> moto per il corpo. 79<br />

76 Nell’iconografia proposta dal Leviatano di Hobbes, lo Stato è raffigurato come un<br />

Principe il cui corpo è composto dai corpi dei sudditi.<br />

77 Freud è l’unico amico che il pensiero individuale abbia avuto nel nostro secolo.<br />

L’amicizia per l’umanità ha come suo primo atto l’amicizia per il pensiero, così come<br />

abbiamo riconosciuto che la psicopatogenesi è fondata sull’inimicizia per il pensiero. Il<br />

bambino si ammala perché qualcuno è nemico – ostile, offensore: ecco il trauma – <strong>del</strong>la<br />

sua attività pensante, <strong>del</strong> lavoro pensante in funzione <strong>del</strong>la sua legge di moto che si<br />

chiama vita.<br />

78 La parola «vita», con tutto il vitalismo che abbiamo alle spalle, ha una sola<br />

possibile definizione: vita uguale legge di moto <strong>del</strong> proprio corpo. So bene che rileva il<br />

riconoscimento <strong>del</strong>la vita anche nell’embrione: da ciò che sto dicendo non risulta<br />

contestazione alcuna a questo riguardo. Ma sarebbe notevole che anche i moralisti e i<br />

teologi si rendessero conto che la nozione biologica di vita è da subordinare alla<br />

concezione di vita, ormai chiaramente giuridica, che proponiamo.<br />

79 Presa alla lettera, la frase di Dante a Ulisse: «Fatti non foste a viver come bruti» è<br />

identica alla nostra affermazione. Abbiamo infatti descritto ogni forma psicopatologica e

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