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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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178<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

vedere offre già tutte le premesse di un passaggio al mo<strong>del</strong>lo <strong>del</strong>la<br />

termodinamica.<br />

Nell’esposizione di oggi, parto dalla conclusione <strong>del</strong>la relazione<br />

con cui introducevo il Colloquio <strong>del</strong> 7 ottobre 1995 con alcuni<br />

colleghi francesi. 236 In quella giornata ci si chiedeva se il principio<br />

di piacere, così come è definito da Freud, sia da intendersi come<br />

principio normativo individuale <strong>del</strong>l’agire – e, per definizione,<br />

<strong>del</strong>l’agire economico in quanto mirante a raggiungere un beneficio<br />

come arricchimento – oppure se sia da intendersi come principio<br />

che ha come meta un equilibrio <strong>del</strong>l’organismo (sottolineo:<br />

<strong>del</strong>l’organismo, non <strong>del</strong> corpo) con l’ambiente, che azzeri la spinta<br />

all’agire, che miri cioè alla pura e semplice immobilità con la sola<br />

cura <strong>del</strong>l’integrità <strong>del</strong>l’organismo, <strong>del</strong>l’eliminazione <strong>del</strong>le tensioni<br />

provenienti dai bisogni <strong>del</strong>l’organismo e dalle difficoltà<br />

provenienti dalla lotta per la sopravvivenza. L’organismo, infatti,<br />

tende a conservare le proprie caratteristiche contro gli squilibri<br />

provenienti dall’esterno, che, se non compensati, ne produrrebbero<br />

la disintegrazione. La teoria <strong>del</strong> principio di piacere come principio<br />

di equilibrio – principio detto anche di omeostasi – è a ben vedere<br />

una teoria darwiniana: è il più forte che riesce a stabilire un tale<br />

equilibrio, che in pratica è un dominio sull’ambiente. Nella lotta<br />

per la sopravvivenza vince il più forte. Chi non ce la fa, che<br />

soccomba pure e si disintegri.<br />

La tesi con cui concludevo la mia relazione era la seguente: il<br />

principio di piacere, in quanto principio di profitto, è un principio<br />

normativo; se principio normativo, allora la realtà stessa (è<br />

superfluo aggiungere: realtà psichica) è economica, perché non<br />

esiste da una parte l’economia con le sue leggi, dure (ma è la<br />

realtà!) e dall’altra i valori, gli ideali (di solidarietà per esempio),<br />

l’etica, che a quella realtà dovrebbero semmai mettere le briglie,<br />

236 [Si tratta <strong>del</strong> Colloquio promosso da Il Lavoro Psicoanalitico, nel contesto <strong>del</strong>la<br />

Journée de travail de l’Interassociatif Européen, sul tema Le principe de plaisir: norme<br />

ou equilibre?, svoltosi a Milano il 7 ottobre 1995 presso il Centro Culturale di Milano,<br />

via Zebedia 2].

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