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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Errore 85<br />

organi <strong>del</strong> corpo umano – si tratterebbe di domandarsi se è ancora<br />

corpo umano – in cui ha sede la sessualità», come l’anima,<br />

secondo Cartesio, ha sede nella ghiandola pineale.<br />

Se non ché, essendo la sessualità istintività che comanda i sessi<br />

(e che perciò conferisce ai sessi loro propri destini, compiti,<br />

funzioni, pretese condotte necessitate), essa li sottrae per ciò stesso<br />

alla loro libera disponibilità e di conseguenza alla loro possibile<br />

assumibilità in un altro ordine legale, che non sia quello <strong>del</strong>le leggi<br />

<strong>del</strong>l’istintività stessa. In particolare li sottrae all’ordine legale<br />

posto dal soggetto in quanto pensa secondo il pensiero di natura<br />

come pensiero <strong>del</strong> beneficio. Risulta dunque che la sessualità, in<br />

quanto contenuto di una teoria descrittiva, trascina con sé<br />

logicamente – c’è <strong>del</strong> metodo in questa follia – un enunciato<br />

prescrittivo il cui contenuto è un imperativo, la determinazione <strong>del</strong><br />

quale è un divieto che può essere così espresso: «Non si deve<br />

disporre dei sessi per un beneficio». O ancora: «Non si deve fare<br />

dei sessi un tramite per il beneficio». Oppure: «I sessi non devono<br />

essere sussunti nella legge paterna». Ecco come, in questo caso,<br />

dal descrittivo sbuca fuori il prescrittivo. 127<br />

127 Tra l’altro questo nesso (descrittivo-prescrittivo) inerente la teoria bastarda<br />

«sessualità», ripropone quasi con rovesciata simmetria un analogo nesso che è agevole<br />

cogliere anche nel pensiero di natura o legge paterna. La legge paterna si presenta in<br />

prima istanza come formulabile in un enunciato normativo in cui il modo <strong>del</strong> verbo<br />

reggente è imperativo – «agisci» – ma il cui valore non è imperativo-coattivo, bensì<br />

normativo-optativo: anziché «agisci» si potrebbe dire «avvenga che tu agisca in modo<br />

tale da…». Ma è pur vero che questo enunciato optativo-normativo ha un suo<br />

corrispettivo in un enunciato descrittivo inscritto per così dire nel primo, il quale può<br />

essere espresso con una proposizione complessa di indole condizionale così formulabile:<br />

«Se non ci si conforma al pensiero di natura, allora non si ha soddisfazione». Questo è un<br />

enunciato descrittivo che dice come stanno le cose.<br />

Non è un caso che la teoria «sessualità» si presenti secondo una precedenza <strong>del</strong>la sua<br />

versione descrittiva su quella prescrittiva, talché la seconda – pur bene attiva nelle<br />

conseguenze per il soggetto – risulta quasi mimetizzata e occultata nella prima, come<br />

Ulisse e i compagni nel ventre <strong>del</strong> cavallo di Troia. È nella forma di una credenza a<br />

contenuto naturalistico pseudo-scientifico, infatti, che la valenza imperativa <strong>del</strong>la tesi<br />

«sessualità» riesce a oscurare quel carattere di puro arbitrio, di ingiunzione<br />

dogmaticamente abusiva che ne sancirebbe l’iter di vita. È duplice quindi l’errore in cui è<br />

trascinato il soggetto sedotto dalla sessualità, ma non abbandonato perché poi dalla

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