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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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262<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

corpo o nello spirito − riscontrabile nella realtà umana. Ci sono atti<br />

che compiamo intervenendo con piena consapevolezza di scelta e<br />

con quella certa dose di drammaticità che nasce dall’alternativa; ci<br />

sono altri atti che eseguiamo, perché abbiamo deciso di compierli,<br />

applicando un modus agendi che recuperiamo globalmente da una<br />

sorta di procedura all’interno <strong>del</strong>la quale non interveniamo. Per<br />

esempio il ricorso «naturale» a una parola <strong>del</strong> codice è, nella<br />

stragrande maggioranza dei casi, di questo tipo. Parlare una lingua<br />

(la famosa «competenza linguistica») è questo rapporto immediato,<br />

non sofferto, con uno strumento. È un modo di affidarsi, perché −<br />

di quello che mi è affidato − non metto in discussione tutto. 338<br />

Parlare è compiere un atto che mette alla prova il codice. 339 Per<br />

compiere l’atto <strong>del</strong> parlare (ovvero per attestare un’esperienza) ci<br />

si serve, fra l’altro, di un codice linguistico. 340 Ciò comporta che,<br />

per un verso, ci si affidi al sistema linguistico e che, per un altro<br />

verso e per larga parte, vi sia l’intervento diretto <strong>del</strong>l’esperienza.<br />

Se dico: «Questo microfono funziona», non ho utilizzato il codice,<br />

in quanto il nesso è posto grazie alla legge <strong>del</strong>l’esperienza e non<br />

alla legge <strong>del</strong>la parola. Si tratta di due livelli diversi; se io dico:<br />

«Se io dovrei…», compio un atto illegale contro lo strumento; se<br />

dico che questo microfono è nero, mentre è cromato, compio un<br />

atto illegale contro l’esperienza. Se dico: «Mio figlio non guida: è<br />

sposato», compio un atto illegale contro la congruità. Se dico:<br />

«Che bello! Ho perso il portafogli e devo prendere un taxi»,<br />

compio un atto illegale contro il presupposto di senso.<br />

Proponendo la frase: «Mio figlio non guida: è sposato», volevo<br />

metterla a confronto con altre due simili: «Mio figlio non guida:<br />

devo guidare io» e «Mio figlio non guida: ha cinque anni». Il mio<br />

intento era dimostrare che nei due casi prospettati al secondo e al<br />

338<br />

Anzi: finché qualcosa non crea problema durante l’uso, finché non si inceppa, non<br />

la metto affatto in discussione.<br />

339<br />

L’atto non è l’utilizzo. L’utilizzo è la «messa in atto».<br />

340<br />

L’idea che la mia esperienza sia semiotizzata non è vera. Dire che il pensiero è<br />

formato dalla lingua è una metafora fuorviante.

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