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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Lavoro, come lavoro <strong>del</strong>l’inconscio 227<br />

l’ho scambiato. Lo scambio, dunque, resta tra equivalenti e non<br />

produce arricchimento.<br />

Una seconda considerazione. In questa concezione <strong>del</strong> lavoro, i<br />

rapporti e dunque la struttura sociale conseguono e sono successivi<br />

al lavoro, alla produzione e allo scambio dei beni. Sarebbe proprio<br />

l’organizzazione <strong>del</strong> lavoro a definire l’essere umano nel suo<br />

rapporto con l’ambiente naturale rispetto, per esempio, al mondo<br />

animale. In realtà ciò potrebbe essere contestato con la semplice<br />

osservazione che anche nel mondo animale si può trovare una<br />

trasformazione degli oggetti per la propria sopravvivenza e,<br />

soprattutto in certe specie come le api, una elaborazione di<br />

tecniche e di organizzazioni sociali molto forti. Il lavoro così<br />

definito non distingue pertanto l’essere umano dall’animale.<br />

Il lavoro in quanto umano è invece propriamente definibile dal<br />

fatto di essere anzitutto lavoro giuridico legiferante il rapporto con<br />

l’altro. Il nuovo individuo, infatti, vive anzitutto di quanto riceve<br />

da un altro e il suo primo lavoro è pensare il rapporto con tale<br />

altro. Il lavoro umano dunque non comincia dalla produzione per<br />

l’autoconsumo, cui seguirebbe un momento successivo di socialità<br />

fondato sulle eccedenze di produzione, ma consiste nella<br />

meditazione e nell’elaborazione <strong>del</strong>le condizioni per riottenere<br />

dall’altro il bene di cui vivere. Incomincia innanzitutto da un dato<br />

e quindi dalla domanda che sia dato. Incomincia dalla socialità e<br />

dalle sue condizioni.<br />

2. Lavoro come lavoro <strong>del</strong>l’inconscio<br />

Nella voce Lavoro <strong>del</strong> Lexikon vengono sostanzialmente<br />

individuati tre lavori:<br />

1. il lavoro definito come «lavoro <strong>del</strong>l’inconscio» e che Freud<br />

chiama Arbeit;<br />

2. il lavoro <strong>del</strong>la perversione definito come «contro-lavoro»;<br />

3. il lavoro psicoanalitico che Freud definisce Durcharbeit,<br />

lavorare attraverso, che qui si tenta di tradurre con<br />

«perlavorazione» e che oggi traduciamo meglio con «correzione».

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