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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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«Università». Ri-capitolare<br />

Nel brano che segue si tratta <strong>del</strong>la legge <strong>del</strong>l’omofilia ad Atene:<br />

Per la nostra legge, dunque, rimane una sola via, perché il<br />

fanciullo si conceda in modo bello all’amante. Tale infatti è la<br />

nostra legge: come per gli amanti non era adulazione, né<br />

alcunché di biasimevole, il voler sottostare a qualsiasi schiavitù<br />

rispetto ai loro fanciulli, così, d’altro canto, rimane un’altra sola<br />

schiavitù volontaria, che non sia biasimevole, quella cioè che<br />

riguarda l’eccellenza [la virtù]. Presso di noi, infatti, è decretato<br />

che, se qualcuno vuol votarsi al servizio di un altro, ritenendo di<br />

diventare migliore, attraverso di lui, [l’allievo verso il maestro]<br />

o in qualche apprendimento, o in qualsiasi altro aspetto<br />

<strong>del</strong>l’eccellenza [<strong>del</strong>la virtù], questa spontanea schiavitù non è<br />

certo brutta, né un’adulazione. Bisogna dunque riunire assieme<br />

queste due leggi, quella che riguarda l’amore dei fanciulli con<br />

quella che riguarda l’amore <strong>del</strong>la sapienza, e il resto<br />

<strong>del</strong>l’eccellenza [<strong>del</strong>la virtù], se deve avvenire che il concedersi<br />

<strong>del</strong> fanciullo all’amante risulti bello. Quando infatti l’amante e<br />

il fanciullo si incontrano in uno stesso punto, ciascuno dei due<br />

con la sua legge, l’uno di votarsi a un servizio che sia giusto in<br />

ogni aiuto da lui dato al fanciullo che gli si è concesso, l’altro di<br />

sottomettersi in modo giusto dal canto suo – in ogni assistenza –<br />

, a colui che gli dà sapienza e nobiltà; e il primo sia in grado di<br />

contribuire alla saggezza e al resto <strong>del</strong>l’eccellenza [<strong>del</strong>la virtù],<br />

il secondo abbia bisogno di arricchirsi, nell’educazione e nei<br />

restanti apprendimenti: allora dunque, convenendo in uno stesso<br />

punto queste due leggi, soltanto così accade che sia bello per il<br />

fanciullo concedersi all’amante, e in nessun altro modo. In<br />

questo caso non vi è nulla di brutto neppure nell’essere<br />

ingannati, ma in tutti gli altri casi tocca vergogna sia a chi viene<br />

ingannato, sia a chi non lo è. […] Se qualcuno poi, secondo lo<br />

stesso discorso, dopo di essersi concesso all’amante, credendo<br />

nel suo valore, e con la convinzione di diventare egli stesso<br />

migliore attraverso l’amicizia <strong>del</strong>l’amante, risulta ingannato,<br />

una volta che l’altro si rivela dappoco e privo di eccellenza

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