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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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«Università». Ri-capitolare<br />

l’obbligazione. La sola coazione, non patologica, <strong>del</strong> diritto deriva<br />

forse dal fatto che, per esempio, in un contratto d’acquisto, se<br />

vengo denunciato per non avere onorato il pagamento, mi vengono<br />

pignorati i beni. Diversa è la coazione patologica, per esempio, <strong>del</strong><br />

«non riuscire a non…» (si tratta <strong>del</strong>la tipica formula <strong>del</strong>l’essere<br />

coatti) presente nell’ossessione patologica: so che sto<br />

commettendo un errore, ma «non riesco a non…». Ricordo un<br />

battuta di Altan allusivamente corretta: uno dei suoi soliti<br />

personaggi dice: «Vorrei sapere chi è il mandante di tutte le<br />

cazzate che faccio». È errata solo perché non c’è mandante: nella<br />

coazione infatti è cessata la presenza di un mandante, si è interrotta<br />

la legge.<br />

Nella coazione c’è almeno un punto in cui non vi è moto, simile<br />

al momento in cui l’aereo va in stallo e incomincia a precipitare.<br />

Concettualmente non esiste obbligazione patologica.<br />

Ambrogio Ballabio<br />

Non ponevo la questione <strong>del</strong>la coazione come tale; pensavo<br />

piuttosto al nevrotico che imputa la fonte di un suo obbligo a<br />

qualcun altro. È la tipica situazione di chi ritiene di dovere seguire<br />

una certa condotta, perché imposta dai genitori o dalla morale<br />

tradizionale. A mio modo di vedere si tratta di un errore di<br />

imputazione riguardo alla fonte <strong>del</strong>l’obbligazione.<br />

Giacomo B. Contri<br />

Non esiste obbligazione patologica. In ogni patologia vi è<br />

coincidenza tra il dire, parlare, descrivere la propria patologia e la<br />

patologia stessa. Se anziché riconoscermi come assolutamente<br />

coatto, mi autodescrivo come obbligato, non faccio che dare veste<br />

verbale, ossia legittimazione, alla patologia stessa. Quando dico:<br />

«Mi sento obbligato», non solo sto disconoscendo la mia<br />

patologia, ma addirittura la sto rinforzando. Sto sostenendo una<br />

teoria falsa che afferma l’esistenza di un’obbligazione, laddove<br />

non c’è obbligazione alcuna.

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