03.06.2013 Views

«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Infanzia 275<br />

mente». Dal loro punto di vista, il termine «mente» si riferisce a<br />

quelle azioni mentali che comunemente attribuiamo a noi stessi e<br />

agli altri (come pensare, ricordare, sentire, immaginare,<br />

dimenticare, conoscere), che vengono usate per spiegare o predire<br />

le azioni altrui. Le azioni mentali non possono essere direttamente<br />

percepite, ma sono inferite attraverso il comportamento di un altro.<br />

Il comune denominatore di queste teorie è rappresentato dal<br />

fatto che la realtà esterna scompare e la conoscenza viene supposta<br />

derivare dal contatto mente-mente. Il bambino non conoscerebbe la<br />

realtà direttamente per il fatto che esiste, ma secondo modalità<br />

indirette e mediate dalle capacità <strong>del</strong> bambino stesso di<br />

rappresentarsi il proprio stato mentale e quello <strong>del</strong>l’altro. Queste<br />

capacità sono graduali e quindi solamente a tre anni i bambini<br />

sarebbero in grado di riconoscere che desideri e pensieri sono in<br />

relazione più o meno diretta con la realtà che rappresentano. Dai<br />

quattro ai cinque anni i bambini comincerebbero a rendersi conto<br />

che ciò che essi credono o pensano può non corrispondere allo<br />

stato di cose effettive e che la relazione tra mente e mondo reale è<br />

indiretta in quanto mediata dalla rappresentazione. Il bambino<br />

elaborerebbe quindi gli stimoli esterni secondo una certa gerarchia:<br />

prima determinate qualità <strong>del</strong>l’esperienza (in primis il movimento)<br />

e successivamente altre qualità sino alla elaborazione conclusiva<br />

centrale <strong>del</strong>la capacità <strong>del</strong> bambino di rappresentarsi la bugia, cioè<br />

il pensiero falso.<br />

Attualmente, sulla base di questo assunto, viene posta diagnosi<br />

di autismo quando si verifica che il bambino non possiede<br />

l’intenzionalità, cioè non è in grado di compiere atti intenzionali.<br />

Secondo una tale concezione, l’atto di conoscenza <strong>del</strong> bambino che<br />

–pur agendo – agisce privo <strong>del</strong> pensiero <strong>del</strong> falso e non è in grado<br />

di operare una rappresentazione finta (per esempio non è in grado<br />

di svolgere un gioco simbolico), viene considerato un atto di<br />

conoscenza patologico e nella fattispecie autistico. Non viene<br />

messo in nessun conto come il bambino si relativizza rispetto<br />

all’esperienza, bensì viene posto totalmente l’accento

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!