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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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«Università». Ri-capitolare<br />

tradizione, per farne strumento di lettura in cui l’altro e<br />

l’esperienza giudicano immediatamente lo strumento stesso. 324<br />

Che cos’è allora l’atto linguistico? La nozione di «atto» è<br />

immediatamente legata alla nozione di «senso». Dà senso a sé non<br />

l’esecuzione, ma il rapportarsi all’altro. Per meglio comprendere<br />

dovremmo distinguere fra «atto», «azione» e «attività», e<br />

contrapporre «atto» e «azione» ad «attività», che è piuttosto una<br />

continuità, il dissolversi degli atti in un continuo senza senso.<br />

L’organizzazione infatti non chiede atti, perché il loro porre un<br />

senso rischierebbe di mettere in crisi l’organizzazione stessa. A<br />

loro volta, «atto» e «azione» si contrappongono per una sorta di<br />

passività <strong>del</strong>l’azione, che è un essere agito, mentre l’atto è<br />

qualcosa che cambia non semplicemente l’oggetto, ma l’agente.<br />

Un atto è inevitabilmente rapporto con un fine. A questo punto<br />

occorrerebbe mettere in campo la cruciale dinamica <strong>del</strong>la scelta:<br />

proprio nella Mechanisierung <strong>del</strong>la lingua si parla di paradigma e<br />

sintagma, ossia <strong>del</strong>l’ambito <strong>del</strong>l’alternativa e <strong>del</strong>la scelta. Il tema è<br />

quello <strong>del</strong>la selezione: elimino tutte le possibilità, tranne una. Fra<br />

l’altro è la dinamica fondamentale <strong>del</strong> parlare.<br />

«Atto» e «senso». Il senso è talmente correlato all’atto che<br />

parlare di atto insensato è come dire non-atto. Ci sarà da chiedersi<br />

se esiste il non-senso. I linguisti l’hanno inventato per spiegare il<br />

senso, così come i filosofi hanno inventato il nulla per spiegare<br />

l’essere. Si ha non-senso quando è infranta la legge, la legge come<br />

rapporto, come presupposto. La frase: «Luigi legge un libro» ha<br />

senso perché rispetta dei presupposti, dei nessi. Se invece dicessi:<br />

«Legge un microfono» tutti direbbero che non ha senso. Se poi al<br />

posto di «Luigi», mettessi «il sasso» o «Elia, che non ha neanche<br />

un anno», sarebbe insensato. Poiché non ci accontentiamo dei nonsensi,<br />

purché la frase acquisti un senso giungiamo a dire che<br />

324 È ovvio che per esprimere l’esperienza <strong>del</strong> movimento compirò combinazioni<br />

linguistiche diverse a seconda che io parta da un codice che articola il movimento umano<br />

in andare e venire o che abbia invece a che fare con una lingua come il russo. L’atto sarà<br />

diverso, sebbene attesti la stessa esperienza. Qui sta la radice <strong>del</strong>la possibilità <strong>del</strong><br />

dialogo: la diversità <strong>del</strong>le tradizioni non è di ostacolo all’identità <strong>del</strong>l’esperienza.

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