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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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330<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

adulto. Il trattare qualcuno come soddisfacibile, piccino o grande<br />

che sia – e noi diciamo che trattare qualcuno è trattarlo come<br />

soddisfacibile, ossia trattarlo come corpo – è trattarlo come<br />

sanzionabile: ti imputo la soddisfazione. La rivelazione cristiana<br />

dice: «… per i meriti di Cristo», cioè esattamente ciò che succede<br />

nella prima parte <strong>del</strong>la nostra frase. «La salvezza per i meriti di un<br />

altro» è precisamente un’applicazione di questa legge venuta in<br />

mente a Dio. È il trattare come sanzionabile e come soddisfacibile<br />

senza che ancora vi siano da parte <strong>del</strong> destinatario, così trattato, le<br />

azioni da imputare. Il bambino non ha compiuto alcuna azione per<br />

essere imputato <strong>del</strong>la soddisfazione. Non sta pre-scritto da nessuna<br />

parte che il bambino sarà necessariamente trattato così e proprio<br />

gli handicappati o la psicopatologia più precoci ci dimostrano che<br />

è realmente possibile che il bambino non sia trattato secondo il<br />

bonifico di questa imputazione.<br />

Cosa c’entra con il perdono? In fondo la sola obiezione che si<br />

possa muovere alla parola perdono è che sia priva di significato.<br />

«Bisogna o non bisogna perdonare?», «Si deve o non si deve<br />

perdonare?». 430 Così impostata la questione è fasulla né può essere<br />

posta, perché perdonare non è un dovere. Se è, è una facoltà, la<br />

facoltà <strong>del</strong>l’onnipotenza. Uno che può perdonare può letteralmente<br />

essere qualificato come onnipotente. Di costui si potrebbe dire<br />

come di uno che abbia una bella auto: «Beato lui che può». Forse<br />

c’è il poter perdonare, ma non si dà il caso <strong>del</strong> dovere.<br />

Perdonare è quel trattamento – dunque reale – che, senza<br />

implicare in sé il minimo sconto o annullamento di pena, tratta un<br />

soggetto riportandolo alla condizione <strong>del</strong>la prima imputazione,<br />

ossia un soggetto cui la soddisfazione è imputata. Il perdono così<br />

concepito non è solo non abdicazione al giudizio, ma addirittura<br />

l’unica esaltazione <strong>del</strong> giudizio, perché è riportare il reo al<br />

430 Il tema <strong>del</strong> perdono per la cultura ebraica negli ultimi decenni è stato<br />

importantissimo. Ricordo al proposito il recente dibattito, piuttosto vivace, suscitato dal<br />

Rabbino Toaf a proposito <strong>del</strong> processo contro Priebke. La comunità ebraica si solleva<br />

chiedendo che non lo si perdoni.

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