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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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«Università». Ri-capitolare<br />

impertinente solo per orecchie nevroticamente pudiche). È poi<br />

interessante la frase: «Scribi e farisei ipocriti», dove la parola<br />

greca ipocriti vuol dire «senza giudizio»: è il tema <strong>del</strong>l’odio<br />

logico. In Lexikon si dice che l’espressione è stata ricalcata<br />

sull’espressione «odio teologico», espressione inventata più o<br />

meno ai tempi <strong>del</strong>le guerre di religione per dire che dare<br />

importanza alle verità teologiche avrebbe comportato odio, guerra<br />

civile e persecuzione. È meglio accorgersi che parlare di odio<br />

logico porta a riscoprire che cosa sia l’odio teologico: è odio per<br />

Dio a tutti gli effetti. Infatti, la perversione è odio per la pura e<br />

semplice esistenza dei sessi in quanto dato biologico, ma l’odio per<br />

i sessi è indubbiamente odio per Dio che si è preso la<br />

responsabilità di farli, come pura e semplice realtà biologica.<br />

Vorrei che sentiste quanto odio teologico è contenuto nell’odio per<br />

l’esistenza dei sessi.<br />

Un cenno a Kierkegaard, il più grande odiatore di tutti i tempi<br />

<strong>del</strong>l’era moderna (anteriormente all’era moderna l’odio non aveva<br />

fatto grandi progressi). Egli giunge fino a quello speciale odio per<br />

la persona individuale di Cristo che si esprime con espressione<br />

precisa e formale nell’asserzione che Gesù Cristo, almeno finché è<br />

stato in questi dintorni, è stato solo sofferente e, possiamo<br />

aggiungere, insoddisfatto. L’odio per Dio è nel verdetto<br />

sull’insoddisfazione di Dio. Quella <strong>del</strong> godimento di Dio è<br />

un’antica questione e Tommaso se n’è occupato parecchio. Aveva<br />

ragione: il soggetto <strong>del</strong>l’odio logico è la coscienza. In questo c’è<br />

l’unica ragione per non buttare via la parola «inconscio», che<br />

dunque conserviamo, benché nell’infrequenza <strong>del</strong> suo uso lessicale<br />

da parte nostra. Alla parola «inconscio» abbiamo sostituito la<br />

parola e il concetto di «memoria»: è la memoria <strong>del</strong>la legge. Per<br />

capire che cosa sia la memoria non è necessario avere fatto degli<br />

studi. Basta la nozione più corrente: ieri ho fatto, detto, pensato<br />

una cosa, questa cosa non è attualmente presente alla mia<br />

coscienza né la mia coscienza ha il potere di avvalersene<br />

direttamente. Occorre compiere un atto, occorre richiamarla,

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