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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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314<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

L’altro è dunque come capitalizzato nell’esperienza costitutiva <strong>del</strong><br />

soggetto. Ma allora il vero investitore di questa legge o, come<br />

potremmo dire, il capitalista è il soggetto. L’altro è il lavoratore. Il<br />

capitalista mette a disposizione <strong>del</strong> lavoratore, affinché operi una<br />

trasformazione, non una materia, ma la materia prima, cioè un<br />

semilavorato. La posizione <strong>del</strong> soggetto, costituentesi attraverso<br />

l’altro, è la sorpresa di scoprire di «poter essere» ulteriormente<br />

elaborabile attraverso un altro. Ossia che a partire da ciò che io ho<br />

messo a disposizione di chi lavora per me, uscirà una<br />

trasformazione che prima non c’era, un sovrappiù. È il profitto <strong>del</strong><br />

soggetto e la dilatazione <strong>del</strong>l’Universo. È il pensiero elaborante<br />

che predispone il posto <strong>del</strong>l’altro, <strong>del</strong> cui apporto giudica, ma non<br />

pregiudica. In altri termini ne ammette, ma non ne calcola<br />

l’importo.<br />

L’inconscio lavora, giudica, ma non calcola: ammessa la<br />

dignità <strong>del</strong>l’Altro – giudizio <strong>del</strong> soggetto – si compiacerà di ciò<br />

che gli piace nel suo volere. 415<br />

L’economia di investimento di questa legge è, nello stesso<br />

tempo, una economia giuridica di rapporti tra posizioni ineguali:<br />

ineguaglianza tra potere e volere, come tra soggetto e altro. Il<br />

potere è <strong>del</strong> soggetto, il volere è <strong>del</strong>l’altro. Nella formula:<br />

«Allattandomi, …» il bisogno non sorge da una indigenza, ma da<br />

un potere. E il soggetto, con la propria domanda, o iniziativa,<br />

conferisce potere all’altro, per avere volere, cioè per quel più<br />

giuridico che è l’obbligazione, come effetto giuridico per praticare<br />

la legge.<br />

«Che cosa vuole da me?»: è la domanda che il nevrotico si fa<br />

sull’altro. Questa domanda non permette che il volere <strong>del</strong>l’altro sia<br />

risposta al potere <strong>del</strong> soggetto. Per questo il soggetto non si<br />

permette, cioè non può. Egli è tentato dalla teoria «protestante»<br />

<strong>del</strong>la volontà, teoria che è portata a compimento dalla perversione:<br />

415 AA. VV., Lexikon psicoanalitico e Enciclopedia, op. cit., p. 67.

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