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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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Atto 45<br />

espositiva, ma mi auguro ne risultino anche le difficoltà che<br />

derivano dalla separazione di questi cinque campi disciplinari.<br />

1. Il lemma «atto» nella psicologia<br />

Cominciamo con il chiederci perché parliamo di «atto» invece<br />

che di «azione», come fa invece la psicologia in genere, che forse<br />

apprezza l’apparente concretezza <strong>del</strong>la seconda parola. Nel<br />

Dizionario di psicologia di Umberto Galimberti, 85 l’«Azione» è<br />

intesa come movimento <strong>del</strong>iberato e intenzionale che ha come sua<br />

finalità un intervento sull’ambiente. Al massimo la parola «atto»<br />

può venire distinta da «azione» in quanto la si riserva a quella<br />

parte <strong>del</strong>l’azione che è il suo risultato e perciò la si ingloba nel<br />

verbo «attuare», «attualizzare», «mettere in atto». Solo nella<br />

Psicologia <strong>del</strong>l’atto, inaugurata da Brentano nel 1874, si può<br />

ritrovare una distinzione forte fra atto e azione; in essa sono due<br />

momenti distinti e l’atto è premessa e condizione <strong>del</strong>l’azione.<br />

Questa distinzione sarà ripresa da Husserl, Jaspers, dall’ontologia<br />

di Heidegger e, soprattutto, dalla cosiddetta Analisi Esistenziale e<br />

dalla Psichiatria Fenomenologica. Tuttavia quest’ultimo<br />

orientamento filosofico e psicologico rifiuta – ed è la sua mira<br />

polemica – di concepire l’atto come qualcosa di posto dal soggetto.<br />

Anzi, esplicitamente esclude che sia posto e di conseguenza che<br />

sia la norma in base a cui un soggetto giudichi e orienti il suo<br />

agire. La psicologia – afferma ancora questo orientamento – non<br />

ha mai a che fare con un soggetto privo <strong>del</strong> suo mondo e scisso da<br />

esso, poiché non c’è esteriorità tra realtà e soggetto, fino a<br />

concludere che non si dà neppure la necessità di porre la forma <strong>del</strong><br />

rapporto. Inoltre, benché atto sia il participio passato di agire e<br />

significhi quindi «è fatto», la Psicologia Fenomenologica lo<br />

considera nel significato di «è dato», ipotizzando di conseguenza<br />

l’esistenza di un originario atto intenzionale aperto al mondo e<br />

precedente a qualsiasi esperienza e a qualsiasi rapporto tra<br />

85 U. GALIMBERTI, Dizionario di psicologia, Utet, Torino 1992.

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