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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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136<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

complementari e <strong>del</strong>la complementarità dei corpi sessuati. Ogni<br />

corpo sessuato è un simbolo, nel senso letterale <strong>del</strong> termine greco<br />

συµβολον, che significa «contromarca», come lo è per esempio il<br />

pezzo di un coccio spezzato in due che corrisponde perfettamente<br />

all’altro. I sessi non sono un supplemento dato e offerto<br />

all’esercizio <strong>del</strong>la competenza normativa né l’altro sessuato è un<br />

supplemento nel suo apporto in una legge di soddisfazione. C’è<br />

solo predeterminazione naturalistica di congiunzione di corpi.<br />

Ancora è interessante notare che l’Aristofane platonico propone<br />

una giustificazione mitologico-naturalistica <strong>del</strong>la legittimità<br />

<strong>del</strong>l’omosessualità e potenzialmente di ogni perversione, in quanto<br />

iscritta nella natura <strong>del</strong>la costituzione originaria <strong>del</strong> soggetto.<br />

Se il moto dei corpi sessuati è in realtà comportamento<br />

comandato da attrazioni istintuali dovute alla costituzione <strong>del</strong>la<br />

prima natura, perché mettere un limite alla varietà di<br />

configurazione <strong>del</strong>la prima natura? Le leggi <strong>del</strong>la natura sono<br />

tante, i suoi assetti molteplici: nella grande ecumene <strong>del</strong>le<br />

differenze c’è posto per l’eterosessualità, per l’omosessualità e per<br />

quant’altro.<br />

Nella descrizione di Aristofane, gli uomini sono esclusi da ogni<br />

competenza normativa, da ogni considerazione di fini, scopi,<br />

vantaggi e guadagni e da ogni elaborazione di giudizio, in<br />

particolare da ogni giudizio di convenienza nel rapporto mezzi-fini<br />

e sull’apporto altrui. Non sorprende dunque che l’attaccamento –<br />

perché di attaccamento si tratta – introdotto da Eros tra gli uomini<br />

mediante i sessi, rimanga ultimativamente enigmatico,<br />

incomprensibile nel suo senso. E in realtà non ha senso.<br />

Apertamente lo riconosce anche Aristofane quando afferma:<br />

Ma è evidente che l’anima di ciascuno di essi − e si riferisce<br />

in particolare all’anima degli amanti omosessuali maschili −<br />

desidera qualche altra cosa che non sa dire, eppure presagisce<br />

ciò che vuole e lo dice in forma di enigmi. 183<br />

183 PLATONE, Simposio, in Tutti gli scritti, Rusconi Editore, Milano 1991, p. 502.

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