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«UNIVERSITÀ». RI-CAPITOLARE - 1997 - Società Amici del Pensiero

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306<br />

«Università». Ri-capitolare<br />

Si tratta di passaggi, operazioni, processi logici, secondo la<br />

nozione classica <strong>del</strong> concludere come fatto logico. Rispetto alla<br />

logica sia classica sia simbolica, le scoperte freudiane implicano<br />

che corpo e affetti sono implicati nei processi logici.<br />

Per la psicologia che ne risulta potremmo coniare<br />

l’espressione di psicologia rinnegativa.<br />

Quando l’inconcludere passa da episodio a programma<br />

parliamo di odio logico. 400<br />

L’odio non è un impulso che muove da un corpo o da una<br />

psiche animalescamente intesa e a cui si tratterebbe di dare risposta<br />

per controllarne l’aggressività. L’odio è una costruzione, non un<br />

impulso cieco. Quando si iniziò a parlare di handicap, Giacomo<br />

Contri ricordava che dire che l’handicappato «è aggressivo», in<br />

realtà è dire che odia. Non si tratta di dare una risposta a questo<br />

impulso, perché non è un impulso. Esso è una risposta altamente<br />

organizzata: è una passione come amore, sapere, ignoranza. Si<br />

tratta di passioni-risposte: dunque l’odio è già una costruzione, una<br />

risposta alle inconcludenze da cui aveva preso le mosse.<br />

Questo «non concludere» è esattamente l’opposto <strong>del</strong>la legge di<br />

moto e <strong>del</strong> pensiero, che volgono verso una meta. L’odio è la<br />

decisione di non concludere, dunque di non ammettere la<br />

soddisfazione e di conseguenza di non ammettere il pensiero. Nel<br />

Seminario L’odio logico si considerava il «Ma come ti permetti?»<br />

detto a colui che pensa, cioè al soggetto, come un atto offensivo<br />

nei suoi confronti, ossia nei confronti di chi prende iniziativa, si<br />

potrebbe anche dire <strong>del</strong> «laico», di chi pensa con la propria testa,<br />

di chi non ha bisogno di un permesso per pensare alla propria<br />

soddisfazione. Quando abbiamo introdotto la distinzione fra<br />

patologia da difesa e patologia da offesa, 401 abbiamo sostenuto che<br />

l’offesa è la conseguenza <strong>del</strong>l’odio. Un’offesa mirata al pensiero. Il<br />

400 Ivi, p. 127.<br />

401 [Si veda il Corso svolto da GIACOMO B. CONT<strong>RI</strong> in seno all’Istituto Il Lavoro<br />

Psicoanalitico nel 1991-92, intitolato «Psicologia II: Psicopatologia», pro manuscripto].

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